Sono più di 8 milioni le tonnellate di plastica che ogni anno vengono riversate nei mari causando gravi danni all’ecosistema marino e alla salute umana, con le microplastiche che entrano nella catena alimentare finendo anche nei nostri piatti. Sul banco degli imputati salgono senza dubbio i sacchetti di plastica che a causa del loro peso leggero comportano un alto rischio di dispersione di rifiuto oltre a bassissimi tassi di riciclaggio.
Al fine di fermare questo circolo vizioso, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha lanciato, dall’Economist World Ocean Summit di Bali, la “Clean Seas Campaign”, iniziativa rivolta a governi, industria e consumatori per sensibilizzare sul tema dei rifiuti marini e proteggere la biodiversità degli oceani.
Ma anche l’Europa si sta muovendo in questa direzione. Così come l’Italia dove, dal 1° gennaio 2018, i sacchetti di plastica per la spesa devono presentare determinate caratteristiche conformi al provvedimento che ne regolamenta l’uso. Parliamo delle nuove regole introdotte dal DL 91/2017, convertito in Legge 123/2017, in particolare all’articolo 9-bis riguardante la riduzione dell’utilizzo dei sacchetti leggeri quali prodotti particolarmente nocivi per l’ambiente.
Il decreto prevede che le attività commerciali utilizzino esclusivamente buste di plastica leggere biodegradabili, compostabili e certificate da organismi accreditati da Accredia: al contrario, dovranno rispondere con il pagamento di multe e sanzioni. Stesse restrizioni per i consumatori i quali, grazie alla circolare del Ministero della Salute del 30 aprile scorso, potranno portarsi da casa i sacchetti per l’ortofrutta ma aventi le stesse caratteristiche di quelli presenti nei supermercati: monouso, nuovi, compostabili e conformi alla normativa sui materiali a contatto con gli alimenti.
Già l’articolo 218 del Codice ambientale, nel riportare le definizioni di plastica e delle diverse tipologie di sacchetti, sottolinea che devono essere gli organismi di certificazione accreditati a verificarne i requisiti di biodegradabilità e di compostabilità, come stabilito dal Comitato Europeo di Normazione ed in particolare dalla norma EN 13432 recepita con la norma nazionale UNI EN 13432:2002. Secondo tale norma, le caratteristiche che un materiale compostabile deve possedere sono:
Si delinea, dunque, un contesto legislativo e di normazione a sostegno di soluzioni di imballaggio sempre più sostenibili al fine di sensibilizzare imprese e consumatori nel considerare anche gli aspetti ambientali nelle valutazioni relative alla produzione e all’uso degli imballaggi. In tale ottica, la certificazione accreditata si conferma strumento in grado di apportare un decisivo contributo per raggiungere gli obiettivi di politica ambientale, rafforzando il ruolo strategico di Accredia in contesti di pubblico interesse.
Per saperne di più: Circolare tecnica DC N° 01/2018 – Schema di certificazione UNI EN 13432 – Requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione