“È un’eccellenza italiana, quella dell’agroalimentare di qualità, legata a doppio filo con uno stile di vita riconosciuto, a livello internazionale, come più salubre e sostenibile. La dieta mediterranea, modello nutrizionale che, a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso, è stato associato a valori quali la salute, il rispetto dell’ambiente e dei territori, si basa infatti sulla qualità dei prodotti. Qualità che viene quotidianamente garantita da un sistema di controlli da parte di organismi pubblici e privati accreditati da Accredia. Non dimentichiamo poi che esportare prodotti legati a un territorio e a tradizioni culturali ben definite equivale a esportare cultura. Una cultura che i consumatori in tutto il mondo riconoscono e premiano”.
Così scrivevamo a fine 2018, testimoniando il primato italiano delle produzioni alimentari di qualità a livello internazionale. Il cibo, inteso non solo come prodotto agricolo, ha assunto negli anni un valore nuovo, ampio, attirando sempre di più l’attenzione della popolazione mondiale. In questo contesto si è diffusa con successo e capillarità la gastronomia italiana, ambasciatrice della cultura del nostro Paese nel mondo, che ne ha affermata una nuova immagine basata su territorio, cultura e innovazione.
In questa evoluzione è stato fondamentale il ruolo delle 860 DOP IGP italiane, come dimostrano i dati del settore. In dieci anni, il loro valore è cresciuto del +70% (oggi superiore a 15 miliardi di euro alla produzione), mentre l’export ha vissuto un vero e proprio “boom”, con +145% in un decennio e un valore di 8,8 miliardi di euro, che rappresenta oggi il 21% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane. Negli anni, la qualità certificata è riuscita a essere al contempo una tutela delle nostre produzioni e una leva di sviluppo per ampie porzioni di territorio.
Il raggiungimento di questi importanti traguardi è testimoniato dal primo volume enciclopedico a livello europeo dedicato alle produzioni agroalimentari certificate, l’Atlante Qualivita 2020 Treccani. Realizzato da Fondazione Qualivita, in collaborazione con OriGIn Italia e Federdoc, l’Atlante fotografa la cultura delle indicazioni geografiche (IG) e dei prodotti tipici italiani a fine 2019 e offre un’analisi del settore per riflettere su quanto è stato fatto per affermare il ruolo delle filiere italiane di qualità. Queste, a fianco di un inestimabile valore economico per il Paese, sono la testimonianza di un’idea di sviluppo basata sulla tutela del territorio, delle tradizioni e dei saperi locali, sulla biodiversità, sulla conservazione delle tecniche di produzione, sul turismo e sull’innovazione. In una parola un’identità nuova che fa della sostenibilità la direzione di un percorso di sviluppo basato sulla qualità dei prodotti.
Dopo anni nei quali la riduzione dei costi di trasporto e la conseguente globalizzazione dei mercati ha portato alla standardizzazione del cibo, le indicazioni geografiche hanno, inoltre, contribuito a far crescere i tratti distintivi della nuova cultura alimentare: autenticità, condivisione, tipicità, benessere.
Alla base di questa storia di successo ci sono state senza dubbio le procedure di food labelling europee e nazionali. Sin dal 1989 l’UNESCO ha avviato azioni di tutela del Patrimonio Culturale immateriale per preservare e valorizzare la “diversità culturale e la creatività umana”, inserendo piatti e tradizioni culinarie, nonché paesaggi agricoli – ultimo il successo delle colline del Prosecco – nella lista dei patrimoni. Anche l’Unione europea, a partire dal 1992, ha previsto il riconoscimento di prodotti agroalimentari a indicazione geografica.
In Europa, le attività di certificazione che rendono possibile il riconoscimento dei prodotti di qualità nel mondo e danno vita a un comparto fondamentale per la crescita del Paese poggiano sulle attività di accreditamento.
La fiducia dei consumatori sulla qualità dei prodotti è infatti garantita da un sistema europeo di controllo, teso a verificare la conformità ai disciplinari di produzione riconosciuti, monitorando nel contempo l’uso dei nomi registrati sui prodotti immessi in commercio. Tale sistema è basato, oltre che sulla vigilanza dell’Autorità pubblica e sull’autocontrollo dei produttori, sulle attività degli organismi di controllo autorizzati dal MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) o, nel caso di soggetti privati, accreditati da Accredia.
Sono 29 gli organismi di controllo che operano sotto accreditamento in conformità ai Regolamenti europei, di cui 25 per le produzioni agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG e 9 nel mercato vitivinicolo a marchio DOC e DOCG.
Nel 2019, le attività di verifica svolte da Accredia sugli organismi di controllo – misurate in giorni uomo – sono state pari a 145 gg.u, in aumento rispetto al 2018. L’incremento si può attribuire alle attività di accreditamento nel segmento agroalimentare, che hanno raggiunto quota 109 gg.u.
In particolare, sono aumentate le attività di verifica in accompagnamento presso le aziende produttrici certificate. Nel 2019, queste rappresentavano quasi il 40% del totale delle visite ispettive di Accredia. Anche nel settore dei vini DOP, IGP e STG nel 2019 è cresciuto il peso relativo delle attività in accompagnamento che sono arrivate a coprire il 20% del totale delle verifiche nel settore.
La fiducia nella conformità dei prodotti ai disciplinari di produzione è fondamentale per il buon funzionamento dei mercati ed è basata proprio sul sistema di controllo di cui Accredia è parte integrante in qualità di Ente unico di accreditamento.
Lo straordinario successo del settore è stato infatti possibile anche grazie a un supporto normativo puntuale e dinamico che ha trovato sponda nelle molteplici attività di controllo che, prese singolarmente possono apparire poco rilevanti, ma che, integrate, hanno garantito la necessaria fiducia nella qualità dei prodotti.