La brusca contrazione dell’attività produttiva dovuta alla pandemia da Covid-19 a partire dalla primavera del 2020 ha portato anche il settore agricolo ad affrontare difficoltà rilevanti. In particolare, hanno subito una grave crisi di domanda settori come quello dell’agroalimentare di qualità, fortemente dipendente dai canali commerciali utilizzati e dai mercati di riferimento. Ma la crisi ha colpito anche dal lato dell’offerta, con importanti effetti negativi per le filiere con un elevato grado di interdipendenza. Le produzioni alimentari hanno risentito direttamente delle limitazioni alla mobilità, dell’interruzione dei canali commerciali e delle difficoltà di accesso ai mercati interni ed esteri.
La marcata contrazione di tutte le attività del settore della ristorazione ha pregiudicato la vendita di molti prodotti agroalimentari, specialmente quelli di alta gamma, che trovano nel consumo extra-domestico un importante mercato di sbocco. Il quasi azzeramento degli ordini del canale Horeca nel corso del primo lockdown ha avuto un enorme impatto sulle performance del settore.
Nel mercato interno, invece, gli effetti della pandemia hanno spinto la crescita dei consumi nella grande distribuzione organizzata e, in questo scenario, le vendite di prodotti agroalimentari e vini IG (DOP, IGP, STG, DOC, DOCG) hanno mostrato performance migliori rispetto agli omologhi convenzionali, come raccontano i dati del 2020 presentati dal Rapporto ISMEA-Qualivita 2021.
L’analisi delle variazioni percentuali annue del valore della produzione del settore agricolo mostra che, a fronte di una contrazione generale del 2,4%, tutti i principali aggregati del settore agricolo, a eccezione delle coltivazioni erbacee, diminuiscono in valore. La componente servizi inclusa nelle attività secondarie (es. agriturismi) subisce nel 2020 un vero e proprio tracollo, diminuendo il valore della produzione del 20%. Proprio gli agriturismi, canale di vendita privilegiato di prodotti IG, hanno subito gli effetti del quasi azzeramento dei flussi turistici.
In questo contesto, ISMEA-Qualivita certificano per il 2020 un valore della produzione certificata DOP IGP agroalimentare e vinicola pari a 16,6 miliardi di euro. Si tratta di un calo del -2,0% rispetto all’anno precedente che da una parte interrompe il trend di crescita del settore, ma dall’altra conferma la capacità di tenuta di un sistema di qualità capillarmente diffuso sul territorio nazionale. In questo senso rimane stabile il peso sul fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale rappresentato dal settore, pari al 19%.
A fronte di una flessione nel mercato domestico, il valore di export è rimasto stabile rispetto al 2019, nonostante le restrizioni alle frontiere fortemente penalizzanti, soprattutto per i beni alimentari. Le esportazioni delle DOP e IGP agroalimentari e vitivinicole a etichetta DOC e DOCG registrano nel 2020 un valore di 9,5 miliardi di euro e un peso del 20% nell’export agroalimentare totale. Il Rapporto ISMEA-Qualivita 2021 suggerisce inoltre come il calo dei volumi di export extra-UE sia stato compensato dalla crescita dell’export intra-UE, un’ottima testimonianza dell’importanza del Mercato Unico come sbocco per le nostre produzioni, segnatamente di quelle rientranti nel perimetro della regolamentazione comunitaria.
Pandemia e crisi economica hanno fortemente colpito il settore, ma il numero di IG riconosciute è cresciuto proprio nel 2020. L’Italia, con 841 prodotti a marchio DOP, IGP, STG è leader in Europa e nel mondo per numero di riconoscimenti, e rappresenta un modello di sviluppo anche per i loro territori.
Negli ultimi anni il modello di competitività del settore agroalimentare è stato riscritto sulla base degli obiettivi di sostenibilità fissati a livello comunitario con il “Green Deal”, e la sostenibilità è stata fortemente promossa anche dai Consorzi di tutela delle IG agroalimentari e vitivinicole, grazie all’intimo legame che tradizionalmente le lega al patrimonio ambientale, sociale ed economico dei territori. Proprio i Consorzi hanno avuto nel 2020 un ruolo di coordinamento delle filiere delle IG con campagne di informazione verso i consumatori, la ricerca di criteri di produzione più sostenibili e strumenti di distribuzione del valore lungo tutta la filiera.
Il contesto normativo di riferimento delle IG sta cambiando velocemente. La strategia “Farm to Fork” prevede riforme che coinvolgono direttamente le IG come la proposta di revisione delle norme europee sulle informazioni fornite ai consumatori, visto che un settore come l’agroalimentare di qualità poggia proprio sulla fiducia che i consumatori riconoscono ai prodotti. In Europa, questo è sempre stato un tema di attenzione e tutela: attraverso la garanzia di un sistema di controllo basato anche sull’accreditamento per le attività degli organismi di controllo privati (a differenza di quelli autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) viene garantita la conformità ai disciplinari di produzione.
A fine 2021 erano 29 gli organismi di controllo accreditati nel settore Food&Wine, di cui 24 per le produzioni agroalimentari IGP, DOP e STG e 13 nel mercato vitivinicolo di qualità.
Complessivamente le attività di verifica eseguite da Accredia nel 2021 sono diminuite di 6 giornate uomo attestandosi a 129 gg.u.. In particolare sono diminuiti a causa della pandemia i controlli a fronte del Regolamento UE 1151/2012 nel settore Food. Dall’altra parte le attività di controllo nel settore Wine sono aumentate arrivando a 50 giornate. In particolare sono aumentate le attività di accompagnamento, che rappresentano il 34,0% del totale delle attività di verifica nel settore dei vini.