Secondo la Commissione europea, a fine 2021 il Mercato Unico mostrava segni di ripresa, ravvisabili nel sentiment di imprese e famiglie come rilevato nella Relazione Annuale 2022 sul Mercato Unico. Tuttavia la profondità dello shock pandemico e la ripresa a più velocità dell’economia europea, oltre al nuovo contesto macroeconomico condizionato dall’invasione russa dell’Ucraina, rappresentano un concreto rischio di rallentamento delle dinamiche di recupero.
In particolare le tensioni geopolitiche, e il regime sanzionatorio previsto per la Federazione Russa, contribuiscono fortemente alla pressione sui prezzi, a partire dai beni energetici e da specifici beni alimentari. I canali attraverso cui la guerra sta trasmettendo i suoi effetti sull’economia sono molteplici: la crescita esponenziale dell’incertezza, che deprime i consumi e gli investimenti con effetti recessivi su PIL e occupazione; l’aumento delle tensioni sui mercati dell’energia e delle materie prime che si sommano alle strozzature dell’offerta già causate dalla pandemia; il conseguente ripensamento delle catene globali del valore (GVC) che mette a rischio intere filiere industriali.
Già la crisi Covid-19 aveva colpito gravemente i cittadini e le imprese europei, sia attraverso i canali dell’offerta che comprimendo la domanda. Le conseguenze economiche della crisi pandemica erano state fortemente asimmetriche tra Paesi e settori. Ad esempio, mentre l’industria europea aveva reagito relativamente bene, i servizi di alloggio e ristorazione avevano registrato un vero e proprio tracollo già a partire dal 2020. Nel corso del 2021 i problemi di fornitura di materiali e attrezzature erano stati particolarmente gravi nel settore manifatturiero, mentre i servizi avevano risentito principalmente della carenza di manodopera. In molti settori erano state segnalate sfide significative nella fornitura di semiconduttori, con gravi effetti su settori come l’industria automobilistica e l’automazione industriale.
Un ulteriore importante fattore di rischio che minaccia l’efficacia degli interventi finanziati attraverso il PNRR è la crescita dell’inflazione e un altro aspetto rilevante della crescita dei prezzi è la sua disomogeneità (e quindi impatto) sui settori. L’aumento dei prezzi dell’energia contribuisce notevolmente all’inflazione generale e alle pressioni sui prezzi alla produzione.
In particolare l’inflazione dei beni energetici è guidata dai prezzi elevati e volatili del gas, fortemente influenzati dalla crisi Ucraina, in un modo che non poteva essere previsto e che contribuisce ad un quadro di elevata incertezza. Un concreto rischio nel medio termine è che l’inflazione dell’energia potrebbe accelerare il processo di “deglobalizzazione” già attivato nel corso della crisi economica conseguente alla pandemia, spingendo verso una frammentazione del sistema commerciale e contribuendo ad una regionalizzazione degli scambi.
Se questo è lo scenario plausibile, sostenere i redditi, rafforzare i mercati interni e recuperare sovranità tecnologica e produttiva diventeranno rapidamente priorità assolute per la politica economica (Giuseppe Celi, Dario Guarascio, Jelena Reljic, Annamaria Simonazzi e Francesco Zezza, Etica ed Economia, 2022). Il rafforzamento del Mercato Unico diventa allora un’esigenza per i Paesi europei che in questo trovano un’ampia riserva di domanda interna e un’offerta differenziata. L’eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali negli Stati membri ha storicamente fornito fonti di finanziamento importanti e diversificate, un ambiente imprenditoriale più dinamico, ha facilitato un’allocazione efficiente dei fattori di produzione e la realizzazione di economie di scala, contribuendo ad un’economia europea più competitiva.
Anche nella prima fase della crisi pandemica gli importanti squilibri tra domanda e offerta (dispositivi medici, microchip, alcuni metalli o legno), hanno evidenziato l’importanza del Mercato Unico e sottolineato la necessità di rafforzare le catene globali del valore. Durante la crisi sanitaria, l’Unione europea e le catene globali del valore sono riuscite a colmare un gap di offerta di dispositivi di protezione individuale (DPI), mantenendo al contempo il necessario livello di fiducia sulle capacità di protezione di tali dispositivi, anche grazie all’attività degli Enti di accreditamento membri di EA.
In futuro poi, il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità sottoscritti e promossi dall’Unione, richiederanno un’economia europea forte in grado di attivare nuovi investimenti privati. Next Generation EU e segnatamente il Recovery and Resilience Facility (RRF) svolgono in questo senso un ruolo importante di sostegno pubblico alle imprese e serviranno ad attivare un percorso di crescita europeo e un contesto favorevole per gli investimenti privati. Interi settori industriali beneficeranno di importanti fondi europei che finanzieranno la transizione ecologica, così come quella digitale.
Oggi la diversificazione commerciale e la cooperazione di un Europa unita con i Paesi extra UE sono necessarie per affrontare le sfide dell’approvvigionamento e le dipendenze strategiche. Un quadro regolamentare chiaro e stabile riesce a garantire condizioni di mercato prevedibili e un contesto profittevole per le aziende, in particolare per le PMI europee. Un’industria solida garantisce catene di approvvigionamento forti e diversificate. Anche la strategia industriale aggiornata a maggio 2021 ha sottolineato la necessità di rafforzare la resilienza del Mercato Unico e degli ecosistemi industriali.
L’utilizzo di dispositivi come l’accreditamento, garantisce un contesto favorevole alla diversificazione degli scambi e delle fonti di approvvigionamento. Stimola inoltre l’innovazione delle imprese e al contempo fornisce ai Governi uno strumento “pronto all’uso” per veicolare efficacemente gli importanti fondi pubblici europei e nazionali per la ripresa.
Il quadro legislativo introdotto con il Regolamento CE 765/2008 sull’accreditamento e la vigilanza del mercato è stato elaborato proprio per garantire e favorire la libera circolazione dei prodotti nell’UE attraverso un rafforzamento del mutuo riconoscimento delle norme tecniche nazionali e della vigilanza del mercato. Il principio del mutuo riconoscimento rappresenta lo strumento alla base del funzionamento del Mercato Unico evitando la duplicazione delle valutazioni di prodotti e servizi nei diversi paesi membri e riducendo il costo di transazione.
A tal fine, sono state create una serie di istanze regionali o multilaterali per facilitare gli Accordi di mutuo riconoscimento tra Enti di accreditamento. È il caso di EA (European co-operation for Accreditation) in Europa con gli MLA (Multilateral Agreements). Si tratta di una rete di Enti nazionali che rilasciano accreditamenti ad organismi e laboratori. Le attestazioni rilasciate da questi ultimi sono valide in tutta Europa e, attraverso gli Accordi di EA con IAF (International Accreditation Forum) e ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation) in tutto il mondo. Viene così fornito alle imprese un passaporto per l’export che le rende più competitive e resilienti.
Nel corso del 2021, gli Enti di accreditamento membri di EA hanno rilasciato oltre 36.700 accreditamenti coperti dagli Accordi EA MLA.