«La corruzione è un fenomeno la cui quantificazione è estremamente ardua. Gli atti e i procedimenti corruttivi sono cosi diversificati che non pare praticabile una ricognizione generale e puntuale degli effetti attesi e di quelli effettivamente prodotti» (R. Squintieri, 2016). La corruzione è un fenomeno difficile da indagare. Infatti, seppur si riuscissero a quantificare tutte le tangenti pagate in un determinato periodo, risulterebbe impossibile rappresentare le distorsioni che la corruzione produce.
Nonostante l’impossibilità di misurare analiticamente l’impatto economico dei fenomeni corruttivi, è ragionevole affermare che la corruzione minaccia la libera concorrenza e l’efficienza dei mercati. Tutto questo si concretizza, ad esempio, in un aumento della spesa nei contratti dei servizi pubblici dello Stato, che trova il suo corrispettivo in una diminuzione della qualità delle opere pubbliche. Ogni irregolarità negli appalti pubblici fa aumentare la spesa per l’acquisto di beni, servizi e opere e riduce la qualità dell’offerta per imprese e cittadini. In più, un Paese corrotto è meno attraente per gli investitori esteri. La corruzione mina la credibilità di Governi, Istituzioni e imprese ostacolando l’afflusso di capitali stranieri.
Nel confronto internazionale, l’Italia presenta un grado elevato di corruzione posizionandosi al 79esimo e al 60esimo posto rispetto agli indicatori di controllo e percezione della corruzione, “Control of Corruption Index” e “Corruption Perception Index ”, prodotti rispettivamente dalla Banca Mondiale e dall’organizzazione internazionale non governativa Transparency International. Il valore degli indicatori colloca l’Italia in fondo alla classifica degli altri Paesi sviluppati e al livello di Paesi come Cuba, Romania e Ungheria.
Seppur difficilmente quantificabile in maniera accurata, è indubbio che la corruzione influisca sulle dinamiche economiche rendendole opache e difficilmente monitorabili, introducendo inefficienze nel sistema produttivo e nelle procedure pubbliche di acquisto.
Il grafico che segue rappresenta un esercizio presentato da Confindustria nel 2014, che mette in relazione i due indici di corruzione (controllo e percezione della corruzione) con il logaritmo del Pil pro capite a valori costanti ($ 2010). In entrambi i casi viene confermata una relazione lineare crescente tra gli indicatori, dimostrando una correlazione tra i fenomeni corruttivo ed economico.
Date le premesse, il valore per il nostro Paese di uno strumento volontario di prevenzione alla corruzione, come la certificazione del sistema di gestione ai sensi della UNI ISO 37001, è particolarmente rilevante.
Le aziende che decidono di autodisciplinarsi scegliendo la strada della certificazione volontaria sono più controllate e mediamente più affidabili, visto che aderiscono ad un sistema che le porta a verificare i propri processi produttivi più volte. In più, attraverso le garanzie offerte circa le corrette procedure di prevenzione alla corruzione, viene fornito alla Pubblica Amministrazione uno strumento di semplificazione amministrativa che le consenta, ad esempio, di ridurre la frequenza delle ispezioni nelle imprese certificate e di migliorare l’efficienza dei processi.
Oggi in Italia sono circa 140mila le organizzazioni pubbliche e private che hanno certificato sotto accreditamento il proprio sistema di gestione, dalla qualità (UNI EN ISO 9001) all’ambiente (UNI EN ISO 14001), alla salute e sicurezza sul lavoro (BS OHSAS 18001). La diffusione di tali strumenti dimostra come aziende e PA riconoscano l’efficacia e l’affidabilità della certificazione accreditata.
Le certificazioni di sistema di gestione hanno vissuto in questi anni una chiara evoluzione verso forme sempre più specialistiche. Se un tempo la UNI ISO 9001 poteva soddisfare esigenze generali di miglioramento dei processi, oggi occorrono nuove tipologie di certificazioni meglio finalizzate. In questa cornice va inquadrata la norma UNI ISO 37001 per consentire all’impresa di costruire un sistema che prevenga fenomeni corruttivi.
Ma in che modo la UNI ISO 37001 aiuta l’impresa a gestire la corruzione?
Lo fa attraverso la predisposizione di una politica anticorruzione che parta dalla valutazione dei rischi specifici e delle relative procedure. Inoltre il monitoraggio dei fornitori e dei partner commerciali e la formazione del personale contribuiscono a diffondere una cultura della trasparenza e a rendere efficaci le azioni di prevenzione. Un approccio organico quindi, tipico dei sistemi di gestione, che assicura una governance efficiente del fenomeno.
L’Italia è stata tra i primi Paesi ad attivarsi in quest’ambito. Oggi sono già 13 gli organismi di certificazione accreditati per rilasciare questo tipo di certificazioni e il numero di organizzazioni che hanno scelto di certificare il proprio sistema di gestione anticorruzione è cresciuto progressivamente: a marzo 2018 erano 267 le aziende certificate per la UNI ISO 37001.