EUROLAB (Federazione Europea delle Associazioni Nazionali dei laboratori di prova) a livello europeo, e ALPI (Associazione Italiana Laboratori organismi di certificazione ispezione) in Italia, sono tra le principali associazioni dei laboratori di prova e taratura accreditati. Perché è così importante farne parte? Quali sono i loro progetti? Lo abbiamo chiesto a Paolo Moscatti che le presiede ed è membro del Consiglio Direttivo dell’Ente di accreditamento.
Entrare a far parte di un’associazione significa sfruttarne le competenze messe in rete e poter instaurare relazioni. Nello specifico, cosa significa unirsi a un’associazione federata in EUROLAB?
Far parte di EUROLAB consente l’accesso a una galassia di altri Enti e associazioni, che portano nuove competenze distintive e, di conseguenza, anche l’opportunità di far giungere la voce dei laboratori sui tavoli dai quali provengono le decisioni in grado di incidere sul nostro mercato e sul modo in cui lavoriamo. EUROLAB svolge sicuramente un ruolo di rappresentanza volto a far sentire la propria influenza presso gli stakeholder internazionali, ovvero tutti quegli Enti le cui deliberazioni concorrono a definire non solo i limiti del mercato dei laboratori ma anche le regole del gioco vere e proprie. I nostri rappresentanti sono nei comitati di EA, di ILAC e nei gruppi di lavoro ISO Casco; condividiamo anche il Segretariato con TIC Council, l’associazione che rappresenta le grandi aziende internazionali del settore TIC, insieme al quale curiamo le relazioni con la Commissione europea.
Quanto alle competenze, poi, va da sé che riunendo esperti di tutta Europa non solo creiamo un bacino estremamente ampio al quale i laboratori possono accedere anche nei gruppi di lavoro, come quelli che abbiamo attivato grazie agli accordi recentemente siglati con associazioni come EURACHEM, EURAMET, IMACO.
C’è poi il tema dell’efficienza: pensiamo, ad esempio, ai Cookbooks di EUROLAB, le guide agili per aiutare i laboratori europei a soddisfare i requisiti della ISO/IEC 17025. Queste guide, quindi, contribuiscono anche all’armonizzazione dell’interpretazione delle norme, un aspetto al quale teniamo particolarmente. E’ chiaro che, pur adottando la stessa norma, una diversa interpretazione e applicazione da parte degli Enti di accreditamento nazionali e dei Paesi europei può creare distorsioni nel mercato, avvantaggiando alcuni a discapito di altri.
Perché aderire a un’associazione è una scelta strategica per un laboratorio?
La considero una decisione strategica, oggi più che mai, sotto vari aspetti. Innanzitutto, consente di collaborare per la soluzione di problemi comuni insieme all’Ente di accreditamento e offre agli stakeholder un punto di riferimento. Mi spiego meglio: i laboratori, a fronte delle stesse difficoltà, devono sviluppare soluzioni distintive per differenziarsi ed essere più competitivi sul mercato. Problemi comuni sono, ad esempio, la conformità alla norma di riferimento, così come problematiche relative alla gestione amministrativa e finanziaria o al modello organizzativo, che deve essere conforme al Decreto legislativo 231. È più che utile, quindi, unire le forze e le competenze, condividere informazioni e possibili soluzioni.
Anche sul piano della formazione, soprattutto laddove esistano specifiche competenze, difficili da reperire sul mercato, l’associazione può intervenire individuando i maggiori esperti in un determinato settore e mettendoli a disposizione degli associati, e non solo.
Un altro aspetto importante riguarda l’Infrastruttura per la Qualità, la IQ, composta, tra gli altri, dagli organismi di valutazione della conformità, dai laboratori e da Accredia. Portare la voce dei laboratori all’interno dell’IQ è indispensabile e certamente non può essere fatto autonomamente da ciascun laboratorio. L’associazione porta a collaborare e interloquire anche in maniera critica, se necessario, ma sempre in un’ottica costruttiva, per la soluzione dei problemi. Gli stessi stakeholder possono fare riferimento all’associazione quando devono relazionarsi a Ministeri, Autorità e rappresentanze datoriali, le cui decisioni influenzano il mercato e la nostra attività.
Credo che la scelta di associarsi, offrendo così il proprio contributo al miglioramento del sistema, sia senz’altro una scelta di convenienza, ma è, soprattutto, una scelta culturale e sociale. Non a caso si chiama associazione: è la cultura della collaborazione e del confronto, contrapposta a quella dell’autoreferenzialità e dell’opportunismo. Questo significa, oggi, associarsi.
Parliamo di cybersecurity e intelligenza artificiale, che si stanno affermando come nuovi campi di valutazione dei laboratori di prova accreditati. Cosa si intende con taratura nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale e qual è la posizione di EUROLAB circa lo sviluppo delle applicazioni dell’intelligenza artificiale?
Questo è un tema veramente complesso. Per cercare di semplificare, pensiamo ai sensori che controllano un processo generando e scambiandosi un’enorme mole di dati di misurazione, che poi alimentano algoritmi di intelligenza artificiale destinati ad intervenire nella regolazione del processo. Abbiamo già due questioni da affrontare: la qualità dei dati, cioè delle misurazioni prodotte dai sensori, e la qualità dell’algoritmo di intelligenza artificiale, che a sua volta dipende dalla qualità dei dati utilizzati nel processo di supervised machine learning impiegato per programmare l’algoritmo che poi prenderà le decisioni. È evidente che sarebbe utile e necessario associare a questi dati e a queste misurazioni la riferibilità e l’incertezza di misura che le caratterizza.
Ecco quindi che per la metrologia si aprono nuovi ampissimi orizzonti e nuove sfide tecnologiche: taratura dei sensori, caratterizzazione dei campioni e degli standard utilizzati nel machine learning. È un tema immenso anche per i laboratori: Big Data, Blockchain, Cloud computing, Internet of Things. L’adozione di queste tecnologie abilitanti digitali svolgerà un ruolo chiave per il laboratorio del futuro e in EUROLAB, all’interno del gruppo di lavoro Lab of the Future, approfondiremo questi aspetti. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, la posizione di EUROLAB è chiara, perché nella valutazione di conformità accreditata non è il costruttore o il proprietario di uno strumento utilizzato – ad esempio per un’analisi chimica – ad essere responsabile dell’esito di quell’analisi e di un eventuale giudizio di conformità che possa derivarne, bensì il laboratorio.
Utilizziamo la macchina del tempo e torniamo al 1990, in un appartamento a ridosso del centro storico di Modena. Due giovani talenti ambiziosi ma con poche risorse aprono un piccolo laboratorio di analisi dei materiali. Lei è uno di quei due protagonisti e ha raccontato la sua impresa nel libro “La mia bussola. L’amicizia, la famiglia, l’impresa”…
Il libro è nato grazie all’insistenza della dottoressa Anna Spadafora, direttrice editoriale della rivista “La città del secondo Rinascimento”, sulla quale da tempo pubblico articoli che riguardano la vita delle imprese e, soprattutto, l’essere imprenditore. Esistono già tanti libri sui grandi imprenditori di tutti i tempi, da cui trarre ispirazione… Uomini come Steve Jobs, Enzo Ferrari, Elon Musk ci fanno sempre sognare. Così come migliaia di libri che insegnano come gestire un’impresa, scritti perlopiù da persone che non ne hanno mai gestita una. Mancava il racconto di un imprenditore anonimo, il punto di vista del “signor nessuno”, la realtà della piccola impresa, nella quale vita dell’imprenditore e vita dell’impresa sono a volte tutt’uno. Con tutto ciò che può derivarne, nel bene e nel male.
Nel libro “La mia bussola. L’amicizia, la famiglia, l’impresa”, pubblicato da Spirali, ho raccontato, anche in modo ironico, i tanti temi legati alla gestione d’impresa, il rapporto con gli istituti di credito e con i collaboratori, il passaggio generazionale. Il tutto mantenendo uno stretto contatto con la mia esperienza personale, le mie emozioni e gli aspetti legati alla famiglia. Non intendo insegnare nulla, per quello ci sono fior di consulenti. Il mio intento è lasciare una testimonianza di vita vissuta, il resoconto di un’impresa che si fonde con la vita di coloro che la animano.