Le imprese certificate della filiera agroalimentare italiana durante gli anni della crisi hanno incrementato la quota di fatturato per export di 9 punti percentuali, passando dal 27% del 2007 al 36% nel 2014, e quella imputabile direttamente ai prodotti certificati al 70%.
E’ quanto emerso dall’indagine dell’Osservatorio “Certificazione e qualità nella filiera dell’agroalimentare”, realizzato da ACCREDIA, in collaborazione con il CENSIS e presentato oggi a EXPO Milano 2015 nella cornice del Convegno “Le certificazioni nell’agroalimentare: una garanzia di qualità e competitività in Italia e nel mondo”.
Sono dati che testimoniano quanto sia fondamentale garantire qualità e sicurezza in un settore strategico per l’economia italiana come quello delle produzioni agroalimentari, perché aiuta a rafforzare una delle espressioni del made in Italy più apprezzate nel mondo, in cui rivestono un ruolo chiave le certificazioni di filiera, riguardanti tutte le imprese – aziende agricole di produzione, trasformazione, distribuzione, ristorazione e altre – che concorrono alla creazione del valore per il consumatore.
Certificazioni specifiche per la Grande Distribuzione Organizzata, come BRC, IFS e GlobalG.A.P., oltre alle attestazioni regolamentate più note come Bio, DOP, IGP, STG, sono strumenti in grado di consentire alle imprese di accedere ai canali della grande distribuzione, di accrescere il loro volume di affari e di essere competitive a livello internazionale, nonché di soddisfare le esigenze del consumatore finale, in termini di qualità e sicurezza, ma anche le aspettative inerenti a tipicità, territorialità, sostenibilità ed eticità delle produzioni.
Dall’Osservatorio ACCREDIA-CENSIS, nei fatti, l’Italia risulta al primo posto in Europa per certificati DOP e IGP, con 273 prodotti alimentari e 603 vini, e si rileva che la GDO, che commercializza in Italia il 65% del prodotto agroalimentare, impone certificazioni di processo a tutta la filiera, a garanzia della sicurezza e della tracciabilità. Inoltre, per l’84% delle imprese oggetto dell’indagine, la certificazione ha permesso di migliorare la reputazione aziendale e di valorizzare i prodotti; per l’80% di aumentare la sicurezza e i controlli sul prodotto; per il 62% di relazionarsi meglio con i clienti e per il 58% di incrementare il fatturato.
Durante il Convegno “Le certificazioni nell’agroalimentare: una garanzia di qualità e competitività in Italia e nel mondo” si sono confrontati su questi temi e hanno commentato i risultati della ricerca ACCREDIA-CENSIS, i principali attori della filiera agroalimentare, dai produttori di materie prime ai trasformatori, ai rappresentanti della grande distribuzione, fino ai certificatori.
“L’indagine sulle imprese certificate – ha dichiarato in apertura il Presidente di ACCREDIA Giuseppe Rossi – dimostra ancora una volta il grande contributo che il sistema delle valutazioni di conformità, qualificate con l’accreditamento, fornisce ad un settore così importante per il nostro Paese, come quello dell’agroalimentare, in linea con gli stessi principi di EXPO. La certificazione, infatti, se da un lato garantisce alle istituzioni e ai consumatori la qualità e la sicurezza dei prodotti, dall’altro, come dimostrano i dati presentati oggi, assicura maggiore competitività alle imprese, che aumentano le vendite, il loro export, la propria reputazione e migliorano il rapporto con i clienti”.
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