Oltre 111 miliardi di euro, 111,5 per l’esattezza, pari al 6,7% del PIL a prezzi correnti. E’ quanto lo Stato ha speso nel 2016 tra lavori, forniture e servizi. Parlando del solo settore delle costruzioni sappiamo che la spesa aggiuntiva di 1 miliardo di euro genera sul sistema economico una ricaduta di 1,8 miliardi, tra effetti diretti e indiretti, producendo un incremento occupazionale di oltre 23 mila unità (fonte: ANCE, “Osservatorio Congiunturale sull’industria delle Costruzioni”, luglio 2014). La spesa pubblica può quindi essere un volano per lo sviluppo ed è evidente l’importanza di garantire regole che non ostacolino i processi di spesa di Pubblica Amministrazione e stazioni appaltanti.
La ripresa degli investimenti, che in questi ultimi mesi si è accompagnata alla ripresa dei consumi nella composizione della domanda domestica, è oggi strategica per finanziare una crescita strutturale e di lungo periodo. L’introduzione del nuovo Codice Appalti con il D. Lgs. n. 50/2016 ha rivoluzionato un settore strategico per l’attivazione degli investimenti strutturali migliorando l’efficienza nel processo di assegnazione dei contratti attraverso una maggiore trasparenza e imparzialità. Da qui deriva il ruolo di assoluta rilevanza delle valutazioni di conformità accreditate nel garantire qualità della spesa pubblica ed efficiente allocazione delle risorse.
Nel sistema delle valutazioni di conformità garantite dall’accreditamento, il settore delle costruzioni rappresenta la quota di mercato più rilevante, con il rilascio delle certificazioni di sistema di gestione per la qualità e ambientale, verificate conformi alle norme da oltre 100 organismi accreditati e riconosciuti, ed espressamente richiamate dal Codice Appalti. Anche dal punto di vista delle imprese, i numeri confermano l’importanza data dal settore a tali valutazioni di conformità, con circa 27 mila imprese in possesso di un certificato secondo la norma UNI EN ISO 9001 per la qualità o UNI EN ISO 14001 per l’ambiente.
Nel 2016 il valore complessivo degli appalti pubblici, che ammontava a 111,5 miliardi di euro, ha riguardato per oltre l’80% appalti per forniture e servizi. Circa 20 miliardi, corrispondenti al 18% del totale, era relativo ad appalti per lavori. L’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti, unitamente all’esaurimento del positivo impatto dell’accelerazione della spesa dei fondi strutturali europei della passata programmazione e, al contempo, al lento avvio della nuova (Horizon 2014 – 2020), ha determinato una fase di incertezza che ha influito sul valore degli appalti pubblici in lavori, portando ad una diminuzione nel valore del 18% rispetto al 2015.
Secondo i dati del primo quadrimestre 2017, assistiamo tuttavia a una sensibile ripresa di tale valore (+13% rispetto al periodo corrispondente del 2016) e a una contestuale brusca accelerazione del valore degli appalti in forniture (+49% rispetto al periodo corrispondente del 2016).
La strategicità di un intervento come il nuovo Codice Appalti e le misure che compongono l’impianto normativo (decreti del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e Linee guida elaborate da ANAC) deriva dalla necessità di efficienza ed efficacia della spesa pubblica. Esigenza ben presente al Governo che, già nel Documento di Economia e Finanza 2017, dichiarava: La prosecuzione dell’opera di risanamento dei conti pubblici poggerà anche su una nuova fase della spending review, che dovrà essere più selettiva e al tempo stesso coerente con i principi stabiliti dalla riforma del bilancio. Tale obiettivo passa anche per un più esteso utilizzo degli strumenti per la razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi da parte della PA.