Il 2018 rappresenta un anno e una tappa fondamentale per la storia dell’Ente unico nazionale di accreditamento. Ricorrono i dieci anni dalla pubblicazione del Regolamento CE 765/2008 che ha riconosciuto e regolato l’accreditamento in Europa. L’attore principale nello sviluppo di questo importantissimo strumento è stato fin da subito il Ministero dello Sviluppo Economico che, nella partita, ha voluto in campo Accredia a cui ha delegato, nel corso degli anni, un numero sempre maggiore di attività. Un gioco di squadra quotidiano per la circolazione di beni e servizi certificati, sicuri e garantiti. Ne parliamo con la Dott.ssa Antonella d’Alessandro, Dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico, che fin dagli albori ha seguito l’attuazione della normativa comunitaria e ha contribuito alla costruzione dell’attuale sistema.
Ci può tracciare un bilancio di questa esperienza, descrivendo la collaborazione tra il Suo Ministero e Accredia?
Mi piace sottolineare che il Regolamento CE 765/2008 definisce l’accreditamento, assieme alla vigilanza del mercato, uno strumento indispensabile per assicurare che i prodotti offerti ai consumatori europei garantiscano la tutela di interessi pubblici come la salute, la sicurezza sul luogo di lavoro, la protezione dei consumatori e dell’ambiente. Il fatto che il Legislatore europeo abbia riportato questo concetto al considerando 1 del testo normativo, mette in chiara evidenza il rapporto di strettissima correlazione tra il valore dell’accreditamento e il beneficio che ne deriva per la collettività, con riferimento alla tutela di diritti soggettivi cosiddetti primari, considerati e disciplinati come tali nell’ambito di tutti gli Stati membri. Il Regolamento afferma, inoltre, un altro principio fondamentale, quello della inaccettabilità della coesistenza di differenti sistemi di accreditamento, proprio in ragione del fatto che non sarebbero ammissibili trattamenti differenziati dei consumatori che si approvvigionano di beni e servizi.
Insomma, un vero e proprio cambio di rotta.
Assolutamente sì. Si è trattato di un cambio epocale di prospettiva che ha avuto un impatto notevolissimo su una pluralità di soggetti a vario titolo coinvolti. In primis sui Paesi dell’Unione, ciascuno invitato a designare il proprio unico Ente unico nazionale di accreditamento. In Italia, nell’ambito delle nove Amministrazioni che hanno concertato le prescrizioni in capo all’Ente e, a seguire, la designazione, l’attore principale è stato il Ministero dello Sviluppo Economico. Il percorso che ha condotto alla designazione di Accredia quale Ente unico nazionale di accreditamento, ha richiesto il varo di una legge (la Legge 99/2009), l’adozione di decreti di natura non regolamentata e una riorganizzazione interna al citato Ministero affinché fosse assicurato lo svolgimento della funzione di Autorità nazionale referente per le attività di accreditamento, nonché punto di contatto con la Commissione europea.
Qual è stato l’impatto sugli operatori economici e sugli Enti italiani di normazione?
I primi, non senza qualche difficoltà iniziale, hanno dovuto, per così dire, “metabolizzare” il valore dell’accreditamento, come strumento di competitività reale in un mercato sempre più globalizzatoe quindi da vivere non come un adempimento burocratico ma come una attestazione di parte terza di competenza e conoscenza. I secondi come parte attiva di una unica filiera logica nella quale le norme tecniche diventano lo strumento per fissare, ad un tempo dato, le regole del progresso tecnologico applicate dagli operatori economici. Insomma, se ne deduce un sistema complesso fatto di interazioni articolate. Il bilancio di quanto sinora fatto è certamente a saldo attivo. Accredia ha dimostrato di sapere svolgere il proprio compito non solo in ambito nazionale, ma di aver assunto una posizione leader anche nello scenario europeo e internazionale e di essere una realtà in progress in linea e in adeguamento anche con le deleghe di funzione che nel corso degli anni i Ministeri le hanno conferito.
Sotto questo profilo il Ministero dello Sviluppo Economico ha una sorta di primato, poiché è stato il primo Ministero ad avere attivato deleghe con riferimento ad alcune direttive di prodotto. Tra queste, valga l’esempio dei giocattoli, direttiva riferita a categorie di prodotti su cui la Commissione europea ha richiamato l’attenzione in quanto particolarmente pericolosi. Il mercato ha risposto positivamente a tali conferimenti nel senso che il servizio di accreditamento offerto da Accredia non è stato mai segnalato al Ministero come carente o inadeguato alla domanda. Il fatto che il Ministero dello Sviluppo Economico sia oggettivamente il “delegante più attivo” tra i Ministeri dimostra anzitutto fiducia, ma soprattutto una collaborazione che con gli anni si è affinata. Inoltre, resta il Ministero con funzione di vigilanza primaria. Ma il ruolo, senza mai dismettere la funzione, non è stato improntato al sindacato o all’ispezione, quanto piuttosto, in casi anche critici che pur non sono mancati, alla comprensione delle rispettive esigenze e alla condivisione di comuni obiettivi.
Il MISE ha scelto di delegare diverse attività ad Accredia, dai giocattoli agli ascensori e in ultimo la messa a terra di impianti elettrici: una dimostrazione di fiducia importante per le attività di accreditamento e certificazione in Italia. Quale messaggio possiamo mandare alle imprese e ai consumatori che ancora oggi non conoscono bene questo strumento?
Come ho appena detto il Ministero, quasi all’indomani della nascita di Accredia, ha attivato le prime deleghe e ne sono conseguiti via via non solo rinnovi biennali ma anche nuovi affidamenti per differenti direttive di prodotto, fino ad arrivare alla più recente che risale al settembre 2017, avente ad oggetto il DPR 462/2001 sulle verifiche degli impianti di messa a terra. Altrettanto, seppure in momenti diversi, hanno fatto anche altri Ministeri sia in materia di esclusiva loro competenza sia con riferimento a direttive di competenza condivisa con il Ministero dello Sviluppo Economico. A fronte di questo affidamento e del fatto che l’Ente è in vita oramai da nove anni, ci si aspetta un consolidato riconoscimento del valore intrinseco dell’accreditamento e un avvicinamento a esso con consapevolezza e rigore.
Il mio osservatorio di dirigente del Ministero che quotidianamente si confronta e studia il mercato sul tema che stiamo affrontando, mi restituisce, invece, ancora due tipi di atteggiamenti, entrambi in qualche misura da modificare. Non mancano a oggi imprese resistenti rispetto al tema delle certificazioni accreditate perché ritenute di insignificante valore aggiunto rispetto alle certificazioni non accreditate, con l’aggravio di costi da sostenere. Ancora di più, gran parte dei consumatori appaiono molto distanti dal tema e non nascondono un certo livello di ignoranza in materia, non percependone le ricadute effettive sul prodotto o servizio finale in termini di performance, qualità e sicurezza.
Quale allora potrebbe essere il messaggio da inviare in questa fase?
Il messaggio correttivo da trasmettere è che senza accreditamento verrebbe a cadere un quadro comune di regole e principi. Le imprese che immaginano di essere più libere di attestare la propria produzione in base alle regole applicabili ma senza ricorrere, nei casi in cui ciò sia previsto, a una attestazione terza da parte di organismi di valutazione della conformità accreditati, si esporranno inevitabilmente a un sistema di competizione disorganizzato e talvolta sleale, nel quale non è più rintracciabile l’effettivo e reale riferimento agli standard di sicurezza.
La competitività si presta a essere alimentata prevalentemente dal fattore prezzo o tariffa, a scapito del rispetto delle prescrizioni specifiche relative a un prodotto, processo, servizio, sistema, persona. Se si vuole elevare il livello di conoscenza generale sui nostri temi, un ruolo fondamentale devono giocare le Pubbliche Amministrazioni, intese in senso lato, compreso il sistema di istruzione (scolastico e universitario) che molto potrebbe contribuire a fare in tale direzione.
Occorre plaudire a tutte le iniziative che abbiano come obiettivo la alfabetizzazione sui temi della normazione tecnica, dell’accreditamento e delle certificazioni. Non ultimo la politica dovrebbe essere raggiunta e informata del fatto che valutazioni della conformità accreditate impattano sulla collettività in termini di risparmio di spesa pubblica sanitaria (minori incidenti, infortuni, disabilità, ecc.), tutela dell’ambiente e sicurezza sui luoghi di lavoro, semplificazione dei compiti dell’operatore pubblico, alleggerendo la gestione degli appalti, garantendo economicità, trasparenza, qualità ed efficienza delle politiche di acquisto pubblico e correttezza della spesa.
Che riflessi ha avuto questa collaborazione sul piano economico, per il Paese, e quali potrebbero essere altri ambiti nei quali utilmente rafforzare il ruolo di Accredia ?
Gli effetti della collaborazione tra il Ministero e Accredia, così come tra l’Ente e gli altri Ministeri, non possono che essere stati positivi proprio per la ragioni che ho appena esposto, ovvero una più credibile collocazione sul mercato nazionale, europeo e internazionale degli operatori economici. E questo vale tanto per quelli impegnati sul settore cosiddetto cogente ma anche per gli ambiti coperti da accreditamento volontario.
Il trend di affermazione dell’Ente, quindi, non può che ipotizzarsi in crescita. Questo fenomeno, tuttavia, dovrà essere attentamente monitorato da chi ha la responsabilità della sorveglianza su Accredia, perché la quantità degli accreditamenti rilasciati non dovrà mai rappresentare l’unico parametro di efficienza ed efficacia dell’Ente. A fronte dell’offerta del servizio che non può essere rifiutato, né interrotto senza giusta causa, occorre garantire che l’Ente sia sempre strutturato in termini di risorse personali, di competenze e di procedure. Il che deve essere garantito al mercato e derivare, come d’altronde il Regolamento CE 765/2008 dispone, da un utilizzo degli utili che non possono diventare profitti ma solo mezzi finanziari che Accredia, nell’esercizio di capacità valutativa e prospettica, destinerà a investimenti per garantire uno sviluppo della mission per la quale è nato.
Il sistema di controlli sia interni che esterni cui Accredia è sottoposta, sia per effetto delle fonti normative di riferimento che alla luce dello Statuto dell’Ente, rafforzeranno la natura, troppe volte forse non debitamente sottolineata, della funzione di accreditamento quale attività di autorità pubblica, insita nel riconoscimento formale del 2009 di Ente unico nazionale di accreditamento.