L’aumento degli scambi commerciali su scala globale, tra le varie aree economiche del mondo, ha reso necessario adeguare l’offerta dei prodotti e dei servizi immessi sul mercato a esigenze di consumo sempre più diversificate, a volte profondamente caratterizzate dalle tradizioni religiose e culturali.
E’ il caso dei Paesi dell’area islamica che richiedono prodotti e servizi Halal, di cui l’acquirente e il consumatore devono poter verificare il rispetto della legge islamica nelle fasi di produzione e distribuzione. Strumento riconosciuto per garantire, e dimostrare al mercato, la conformità di tali prodotti e servizi ai requisiti richiesti è oggi la certificazione a marchio “Halal”, che è ormai un prerequisito essenziale per le aziende che vogliono esportare nei Paesi di fede musulmana. La certificazione, infatti, pur non essendo obbligatoria, attesta, a esito di apposite verifiche e in applicazione di procedure uniformi e condivise tra le parti, il rispetto dei dettami della legge e della dottrina dell’Islam nelle fasi di realizzazione e distribuzione dei prodotti e dei servizi a marchio.
Halal, ovvero lecito per la legge islamica, è di per sé l’insieme di procedure e caratteristiche che prodotti e servizi devono avere per essere conformi alla Shari’a. La certificazione Halal, dunque, attesta la conformità del prodotto o servizio a requisiti definiti, relativi a tutta la filiera di produzione e/o distribuzione, quindi non solo i sistemi di controllo della qualità, le fasi di approvvigionamento delle materie prime, le fasi e i processi di trasformazione, ma anche la logistica interna e lo stoccaggio, il trasporto interno ed esterno, fino al raggiungimento della destinazione finale.
Il mercato Halal ha un enorme potenziale di crescita, soprattutto per il settore dell’agroalimentare nella quale si concentra gran parte della domanda di prodotti, e rappresenta un’occasione allettante per la nostra filiera, forte di un brand riconosciuto a livello internazionale che può puntare a un pubblico di consumatori in forte crescita.
Secondo il Pew Research Center, entro il 2070 il numero di musulmani nel mondo raggiungerà quello dei cristiani.
Tuttavia Halal non significa solamente agroalimentare ma riguarda differenti categorie di consumo. Nel 2016 i settori farmaceutici, della moda e del turismo avevano movimentato complessivamente oltre 500 miliardi di dollari, mentre, a livello globale, il mercato Halal valeva intorno ai 1.750 miliardi di dollari. Le proiezioni al 2022 ci parlano di una crescita di oltre il 50% ed un valore complessivo che supererà i 2.700 miliardi di dollari.
In Italia, negli ultimi 20 anni la certificazione Halal si è diffusa, soprattutto localmente, seguendo l’iniziativa di associazioni islamiche e realtà commerciali, ma, come per tutti i mercati aperti alla concorrenza, anche per questa certificazione è emersa l’esigenza di armonizzare i requisiti tecnici e uniformare le modalità di valutazione applicate nei vari Paesi, o dalle diverse comunità locali, per attestare la conformità dei prodotti e dei servizi alla legge islamica. In parallelo, l’accreditamento è stato riconosciuto come uno strumento valido ed efficace per garantire la competenza e l’adeguatezza degli organismi di certificazione, in maniera armonizzata e conforme a standard condivisi a livello internazionale.
L’esigenza di un coordinamento delle attività di accreditamento svolte nei vari Paesi ha portato alla costituzione dell’International Halal Accreditation Forum (IHAF) impegnato a gestire, come un’unica regia, l’uniformità delle procedure di valutazione applicate in tutto il mondo, e a rafforzare la cooperazione tra le organizzazioni regionali e internazionali, fondamentale per il consolidamento di un settore con elevati potenziali di sviluppo.
Tra i primi Enti di accreditamento a entrare nella membership IHAF c’è anche Accredia, che è coinvolta in prima linea nelle attività del Forum, attraverso la rappresentanza di Emanuele Riva, Direttore del Dipartimento Certificazione e Ispezione, in qualità di Vice Presidente.
Esigenza di coordinamento e volontà di collaborazione hanno poi ispirato il Protocollo d’intesa con l’International Accreditation Forum (ILAC) e l’International Laboratory Accreditation Cooperation (ILAC) firmato lo scorso 30 ottobre durante le riunioni internazionali di Singapore. L’obiettivo dell’accordo è disciplinare e coordinare le attività in settori in cui queste organizzazioni sono complementari nel garantire il corretto e uniforme modus operandi degli Enti di accreditamento di tutto il mondo. Attraverso l’accreditamento viene facilitato lo scambio internazionale che, secondo le stime di IHAF, arriverà a circa 1 miliardo di prodotti Halal entro il 2025, a testimonianza dell’enorme potenziale di un nuovo mercato globale.