Conclusosi da poco a Davos, il World Economic Forum, che dal 1973 riunisce il gotha dell’economia e della finanza per discutere di futuro e della direzione delle nostre economie, ha tracciato una linea da seguire nel dibattito economico dei prossimi anni, indicando un percorso di sviluppo sostenibile che attraverso le nuove tecnologie e l’innovazione fa dell’economia circolare uno strumento in grado di generare valore per imprese e consumatori. Il World Economic Forum parla di un valore complessivo per il solo risparmio di materie prime di 700 miliardi di dollari l’anno.
Si tratta di un approccio alternativo basato sulle 3R “riduzione, riuso e riciclo” della materia che, una volta utilizzata, rientra nel ciclo produttivo come materia prima seconda. Economia circolare significa quindi rispetto per l’ambiente e inclusione, un approccio che si inserisce nel solco tracciato nel 2015 dai Sustainable Development Goals dell’ONU, ed è ormai riconosciuto come un cambiamento necessario, non più solamente desiderabile, per garantire uno sviluppo alle future generazioni.
A innescare questo cambio di paradigma c’è la crescente consapevolezza della scarsità delle risorse. Dagli anni ‘50 a oggi la popolazione mondiale è aumentata 2,8 volte e, secondo le previsioni arriverà a poco meno di 10 miliardi entro il 2050. In Europa, governi e istituzioni sovranazionali promuovono quindi politiche pubbliche di economia circolare consapevoli dell’urgenza di muovere la macchina normativa alla velocità necessaria a supportare il mercato nel processo di transizione
Lo scorso aprile il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva un pacchetto di Direttive, le cui norme dovranno poi essere recepite negli ordinamenti nazionali degli Stati membri e a cui l’Italia si è dimostrata ricettiva costituendo il Circular Economy Network, un osservatorio creato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile allo scopo di promuovere le buone pratiche e l’innovazione di sistema. Le nuove regole europee stabiliscono ambiziosi obiettivi di riciclo:
La circolarità dell’economia passa quindi per nuovi vincoli stringenti ma, ai fini dell’efficace transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, necessita anche di incentivi per le imprese al fine di rendere conveniente il riuso delle materie prime, perché sono proprio gli incentivi economici, sussidi e tassazione, la leva operativa con cui la PA può esprimere una governance efficace in grado di allocare le risorse in una chiave di sostenibilità e rispetto per l’ambiente. Per far ciò serve un nuovo approccio basato sulla misurazione del valore e del beneficio prodotto dall’economia circolare e dal contributo che essa apporta alla crescita economica.
In questo contesto le policy pubbliche, attraverso il Green Public Procurement (GPP), trovano nei criteri oggettivi inseriti con i Criteri Ambientali Minimi (CAM), un’importante leva per sostenere la transizione verso un modello economico sostenibile basato sulle 3R. Dopo l’entrata in vigore del D.Lgs. 50/2016, infatti, il GPP ha assunto un ruolo strategico per qualificare e, quindi, razionalizzare gli acquisti della PA, ruolo sancito dall’obbligo di introdurre i CAM in tutte le procedure d’acquisto pubblico riguardanti servizi/prodotti/lavori sui quali siano stati emanati i relativi decreti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Frequentemente richiamate all’interno degli stessi CAM, le valutazioni di conformità accreditate garantiscono l’oggettività necessaria all’efficiente allocazione delle risorse, diventando un efficace strumento di policy. Tra le certificazioni ambientali maggiormente diffuse tra le imprese italiane e richiamate dai CAM, la UNI EN ISO 14001, che attesta la conformità di un sistema di gestione ambientale, costituisce uno strumento organizzativo utile a contenere l’impatto ambientale delle attività produttive generando al contempo valore per le imprese.
Sono oltre 22mila le organizzazioni in possesso di un sistema di gestione ambientale certificato sotto accreditamento. Si tratta di un trend crescente che ha visto una leggera flessione negli ultimi mesi, probabilmente anche per effetto della pubblicazione della nuova edizione della norma di certificazione UNI EN ISO 14001:2015, l’unica applicabile da settembre 2018.
Molti sono gli studi che hanno evidenziato un legame positivo tra sostenibilità ambientale e risultati economici delle imprese, evidenziando un effetto causale tra possesso di certificazioni ambientali e alcuni indicatori di performance.
Tra gli altri, lo studio del 2016 “Certificare per competere. Dalle certificazioni ambientali nuova forza al Made in Italy”, di Fondazione Symbola, Accredia e Cloros, confronta i dati di bilancio di un panel di oltre 40mila aziende cercando di evidenziare gli effetti economici derivanti dal possesso di una certificazione ambientale. I risultati delle analisi evidenziavano un differenziale positivo per le aziende certificate di 1,5 e 3,8 punti percentuali, rispettivamente per il livello di fatturato e per il numero di addetti. Secondo quanto evidenziato dalle stesse imprese il beneficio economico è legato ad una maggiore efficienza organizzativa derivante dall’adozione di un sistema di gestione ambientale certificato sotto accreditamento. L’approccio strategico che ne deriva migliora infatti i margini e rende le organizzazioni più competitive nei mercati domestico ed internazionale.
Per i 10 settori di attività economica più attenti all’impatto ambientale delle proprie attività, è possibile misurare la propensione all’attenzione ambientale attraverso la quota di siti con un sistema di gestione ambientale certificato sotto accreditamento rispetto al totale dei sistemi di gestione. La dimensione delle bolle è data dal numero di siti certificati UNI EN ISO 14001 mentre l’intersezione degli assi rappresenta i valori medi della propensione ambientale e della variazione percentuale annuale dei siti con un sistema di gestione ambientale certificato. Tra queste, le aziende del riciclo sono le più attente ai temi ambientali ma sono quelle dei settori cuoio e prodotti farmaceutici ad aver incrementato di più nel corso dell’anno il numero di siti certificati. Non è un caso che tutti e 10 i settori analizzati, ad eccezione degli altri servizi sociali, abbiano a che fare con l’utilizzo di risorse e materie prime fondamentali per la nostra economia.
In conclusione, la misurazione del valore generato per l’economia da scelte circolari di imprese e consumatori e criteri oggettivi per l’allocazione delle risorse attraverso meccanismi incentivanti sono i passi che il sistema economico deve seguire per indirizzare la crescita su un sentiero di sostenibilità che utilizzi in maniera efficiente le limitate risorse a disposizione. È dal beneficio economico per l’impresa che è necessario partire per incentivare l’adozione di strumenti come le certificazioni ambientali: un investimento necessario che conviene. La direzione è tracciata e l’accreditamento delle valutazioni di conformità fornisce quei criteri oggettivi necessari a sviluppare le policy e governare la transizione circolare dei mercati.