Dal 2021 anche i fertilizzanti potrebbero essere certificati da organismi accreditati ai sensi del Regolamento (CE) 765/2008 sull’accreditamento e la vigilanza del mercato. E’ quanto previsto da un nuovo Provvedimento europeo, di recente approvazione e pubblicazione (GUUE L 170 del 25 giugno 2019), il Regolamento UE 1009/2019, che disciplina la messa a disposizione sul mercato di prodotti fertilizzanti dell’Unione Europea prevedendone la marcatura CE.
Come stabilito dalla Decisione (CE) 768/2008, relativa a un quadro comune per la commercializzazione dei prodotti, le verifiche necessarie per apporre la marcatura CE possono, in determinati casi, essere svolte da organismi di verifica della conformità notificati alla Commissione europea, previo accreditamento ai sensi del Regolamento (CE) 765/2008.
Il Regolamento sui fertilizzanti prevede dunque all’art. 21 la possibilità di ricorrere all’accreditamento degli organismi di valutazione della conformità, che rimane una scelta degli Stati nazionali. Il Regolamento disciplina inoltre, all’art. 24, i requisiti che devono soddisfare gli organismi. Vale la pena sottolineare che, nonostante la previsione dell’art. 21, il Legislatore comunitario prevede, all’art. 27, che la domanda di notifica – presentata dall’organismo che intende svolgere le verifiche ai fini dell’apposizione della marcatura CE sui fertilizzanti – deve comprendere anche il certificato di accreditamento.
Le disposizioni sembrerebbero, quindi, andare in contraddizione. Su questo punto sarà interessante capire come il dispositivo comunitario sarà recepito nell’ordinamento nazionale, da parte del Governo, e in particolare del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo.
In materia, il nuovo Regolamento (UE) 1009/2019 prevede l’armonizzazione delle regole che riguardano sia i fertilizzanti derivati da prodotti riciclati e organici, sia quelli composti da materiali inorganici derivanti da estrazione o da procedimenti chimici, che avevano già una loro disciplina. Le nuove regole armonizzate potranno dunque incentivarne l’utilizzo, con positive ricadute ambientali in termini di economia sostenibile e circolare e riduzione degli acquisti di fertilizzanti dai Paesi extra UE.