Durante il lockdown imposto dall’emergenza Covid-19 tutte le verifiche di Accredia e degli Organismi di certificazione sono state svolte da remoto. Gli audit a distanza possono rappresentare una valida alternativa anche per il futuro, con la ripartenza delle attività a pieno regime. E’ bene però essere consapevoli delle differenze tra le due modalità, per meglio valutarne a priori una corretta applicazione. Ne parliamo con Alberto Castori, Direttore della Certificazione di CERTing, Organismo di certificazione della figura professionale dell’ingegnere che recentemente è stato sottoposto a verifica da parte di Accredia e ha a sua volta condotto audit di professionisti, sempre da remoto.
Di recente avete avuto una verifica di Accredia da remoto. Che tipo di esperienza è stata, anche rispetto alla consueta verifica in sede?
Tra fine marzo e inizio aprile abbiamo avuto una visita di sorveglianza di Accredia, svolta interamente da remoto. La verifica è sempre un momento di crescita, l’occhio dell’ispettore sa evidenziare spunti di miglioramento anche in quei passaggi che riteniamo di fare al meglio. Siamo soddisfatti perché è andata molto bene, anche grazie alla notevole capacità di focalizzazione sull’obiettivo e alla cortesia del professionista che ha condotto l’audit. E’ stata comunque un’esperienza particolare, per certi versi anomala. In smart working l’esame è più serrato, la presenza degli ispettori in sede consente pause – convenevoli, caffè, etc. – che l’esame da remoto non contempla. Sono state due giornate molto impegnative a livello di concentrazione.
Entrando più nello specifico, quali sono state le principali differenze rispetto alla verifica in sede?
Le modalità sono state molto diverse. Oltre a condividere tutta la documentazione con l’ispettore tramite il nostro sistema di videoconferenza, per facilitare il lavoro abbiamo deciso di mettergli a disposizione delle credenziali di accesso temporanee alla nostra piattaforma, in cui ogni passaggio del nostro sistema è tracciato, formalizzato e recuperabile. E’ stata una scelta importante sul piano della fiducia, che rispecchia la trasparenza con cui intendiamo operare. In questo modo l’ispettore ha potuto lavorare anche in autonomia fuori dall’orario pianificato per la verifica, così da approfondire gli aspetti che ha ritenuto necessario e svolgere l’audit in maniera completa e dettagliata. Nell’arco dei due giorni di verifica ha avuto anche la possibilità di assistere in diretta ad alcuni esami di certificazione.
Quali conclusioni ne trae, in assoluto, sulla modalità da remoto, in termini di vantaggi e svantaggi?
Per quanto riguarda i vantaggi, direi sicuramente l’aspetto economico: il costo è minore, non dovendo riconoscere il rimborso spese agli ispettori. Tra gli svantaggi, un maggiore impegno in termini di concentrazione e la possibilità di equivoci sulla documentazione, che in presenza verrebbero chiariti più facilmente e rapidamente. Complessivamente comunque il bilancio è positivo.
Passiamo alle vostre verifiche come Organismo di certificazione della figura professionale dell’ingegnere esperto. Cos’è cambiato con il lockdown?
Nel nostro caso, nulla. Fin dall’inizio della nostra attività siamo partiti con un sistema di certificazione che avviene per più del 90% su piattaforma informatizzata. Domanda di certificazione, presa in carico da parte di un coordinatore dell’agenzia, analisi dei requisiti, eventuali richieste di integrazione, pagamento, assegnazione ai valutatori e valutazione documentale: tutto avviene online ed è tracciato e recuperabile, fino al colloquio di certificazione vero e proprio. Quest’ultimo si tiene in una sede qualificata, di solito presso l’Ordine territoriale degli ingegneri di riferimento. Ma anche il colloquio può avvenire in modalità blended: mentre il candidato è sempre presente fisicamente nella sede qualificata, il gruppo di valutazione potrebbe essere collegato da remoto. Questo perché, certificando ogni tipo di competenza ingegneristica, non sempre è possibile reperire sullo stesso territorio valutatori esperti nell’ambito di chi richiede la certificazione. In questo caso la scelta del collegamento da remoto dei valutatori permette di contenere i costi, risparmiando su trasferte e rimborsi spese. Il nostro è un sistema a servizio degli iscritti e desideriamo mantenere prezzi accessibili.
Come si svolgono le vostre verifiche?
Prima di tutto è opportuno chiarire che il nostro schema di certificazione, cioè quello di ingegnere esperto, si basa sulla cosiddetta “evidenza di competenza” e non sulla conformità a dei requisiti. Rilasciamo una certificazione sulla base di ciò che il professionista dichiara e dimostra di saper fare. I nostri esami di certificazione sono personalizzati, per ciascun candidato organizziamo un esame ad hoc. I valutatori sono anch’essi ingegneri esperti nell’ambito di competenza del professionista da esaminare e qualificati dall’Agenzia CERTing. L’esame prende spunto dalla documentazione che il candidato porta a supporto – perlopiù progetti che ha realizzato – ed entra nel merito delle soluzioni tecniche adottate, ricostruendo e verificando le sue reali competenze. Essendo impossibile in un contesto del genere millantare competenze che non si hanno, decadono le barriere difensive che impediscono a volte di condurre gli esami da remoto, come il timore che a distanza ci si possa avvalere di internet, testi o suggerimenti di altri. Questo sistema ci ha permesso, tra l’altro, di continuare a lavorare nella situazione di emergenza per l’epidemia da Covid-19, e anzi di incrementare la nostra attività.
Avete registrato un aumento delle richieste di certificazione? In che misura?
Confrontando il numero delle richieste di certificazione pervenute dal primo gennaio al 10 marzo con quello delle richieste arrivate dal 10 marzo al 4 maggio – periodo corrispondente alla cosiddetta “fase uno” – abbiamo registrato un incremento delle richieste di certificazione pari al 390%. Riflettendo su questo dato, abbiamo concluso che, da professionisti avveduti e consapevoli quali sono, gli ingegneri abbiano deciso di sfruttare il periodo di lockdown per completare e valorizzare ulteriormente il proprio bagaglio di competenze, dandosi un’opportunità in più e realizzando qualcosa che magari volevano fare da tempo.
Questo dato è ancora più stupefacente se si pensa che si tratta di una professione ordinistica.
Qui bisogna fare qualche considerazione preliminare. Oggi si tende a considerare l’Ordine come una sorta di sindacato di categoria. In realtà gli Ordini professionali sono stati istituiti, secondo quanto stabilito dall’articolo 33 della Costituzione, a garanzia della collettività, per assicurare che chi esercita una determinata professione abbia conoscenze e competenze adeguate. Il meccanismo di garanzia ha funzionato rispetto alle conoscenze, meno riguardo le competenze, soprattutto negli ultimi decenni, quando il mondo ha cominciato a correre e l’innovazione tecnologica ha stravolto il modo di lavorare. L’iscrizione all’Ordine, che avviene quasi sempre subito dopo la laurea, è una fotografia all’anno zero della professione, mentre la competenza si forma nel tempo, dalla combinazione di conoscenza e pratica professionale. La certificazione accreditata interviene quindi a garantire e attualizzare i dettami costituzionali, verificando l’effettiva competenza del professionista in termini di conoscenze aggiornate e di un’esperienza lavorativa pluriennale nell’ambito per il quale richiede la certificazione.
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha dimostrato lungimiranza nel promuovere la certificazione accreditata degli iscritti all’Albo, proprio per seguirne l’evoluzione professionale e valorizzarne le competenze attuali, ma anche gli altri sistemi ordinistici si stanno trasformando e sempre di più nei Paesi europei ci si affida alla certificazione accreditata.