Dal 2014 la Commissione europea ha intrapreso una serie di iniziative per facilitare lo sviluppo di un’economia basata sui dati. Nel 2018 è stata presentata per la prima volta una strategia per l’Intelligenza Artificiale (AI) e, nell’aprile 2019, un gruppo di esperti ha presentato gli orientamenti etici per un’AI affidabile. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha sottolineato la necessità di guidare la transizione verso un nuovo mondo digitale e la seconda delle sei priorità della Commissione 2019-2024 per il rilancio del progetto europeo definisce azioni e settori di attività per lo sviluppo della strategia digitale dell’UE. Il digitale viene considerato un motore di sviluppo per le imprese che dovranno nei prossimi anni poter trarre vantaggio dalle innovazioni tecnologiche. Allo stesso tempo dovrà essere promosso un modello di consumo basato sull’e-commerce e sarà necessario abbattere le barriere normative ancora esistenti per arrivare a un Mercato Unico Digitale, che potrebbe apportare 415 miliardi di euro all’anno alla nostra economia e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Lo sviluppo dell’e-commerce, che fino a qualche anno fa vedeva l’Italia indietro rispetto al resto del mondo e agli altri Paesi europei, e che ha subito una forte accelerazione per effetto della pandemia da Covid-19, ha effetti dirompenti sulla catena logistica, che vanno dall’organizzazione del trasporto, alla gestione dei magazzini, alle consegne in città. Richiede infatti modelli distributivi di merci e servizi che si basino su regole logistiche e organizzative in grado di ridurre quanto più possibile il tempo di consegna. Gli acquisti sono istantanei e le imprese devono ricorrere a catene distributive più brevi, evitando una produzione troppo frammentata tra hub produttivi (non a caso si parla di logistica del capriccio).
L’efficientamento di tutta la catena logistica non può prescindere dalla velocizzazione delle procedure e dall’innovazione tecnologica, soprattutto considerando la logistica dell’ultimo miglio (fase finale delle consegne di colli ai clienti che li hanno ordinati), che incide moltissimo sulla consegna degli acquisti on line: se non ottimizzata, pesa sulla congestione delle città e produce ingenti costi esterni per l’intera comunità, anche in termini ambientali. L’atomizzazione dei punti di consegna che ne deriva rende complessa qualsiasi ottimizzazione e fa esplodere i costi di recapito, incidendo sulla sostenibilità ambientale, sociale e strutturale del sistema. La logistica è quindi un settore in profonda evoluzione nel quale la responsabilità sociale d’impresa si realizza con una particolare attenzione per l’ambiente in tutte le fasi delle catene di fornitura. La quota di imprese che, già nel 2018, avevano ridotto l’impatto ambientale delle proprie attività arrivava al 90% nel trasporto aereo, con quote superiori alla media del totale dei settori nel trasporto ferroviario e su strada.
In particolare, a fronte di una media generale di imprese che avevano ridotto il proprio impatto ambientale attraverso azioni di contenimento delle emissioni atmosferiche o dell’inquinamento acustico e/o luminoso del 52%, le aziende di trasporto merci si sono dimostrate più attente nello sviluppare azioni di tutela ambientale. Fanno eccezione le imprese rientranti nel trasporto di merci per vie d’acqua interne e le aziende direttamente riconducibili all’e-commerce con quote rispettivamente pari al 18% e al 40%.
Assecondare il cambiamento dei modelli di consumo significa anche, soprattutto per le imprese della logistica, investire in tecnologia e innovare i propri modelli di business. Nonostante una quota rilevante di imprese che nel 2018 erano già impegnate in processi di innovazione appartenga al settore dei trasporti ferroviari e aerei, è ancora molto il divario da colmare rispetto agli altri Paesi. In particolare in settori come il trasporto di merci su strada e via mare caratterizzati da una quota di imprese più contenuta.
La necessità di strumenti in grado di supportare un settore in così profonda transizione è evidente. Le imprese e la Pubblica Amministrazione per rendere efficace la propria azione possono fare riferimento a quanto l’Infrastruttura per la Qualità nazionale già mette a loro disposizione, in termini di certificazioni rilasciate dagli organismi accreditati. Tenendo ben presente che una delle principali caratteristiche per cui le imprese e la PA fanno riferimento all’accreditamento, alle certificazioni, alle prove e alle tarature, oltre alla normativa tecnica, è la velocità di tali strumenti nell’adattarsi alle nuove esigenze del mercato.
Le certificazioni accreditate possono già contribuire all’efficientamento delle catene distributive rendendole più sicure e sostenibili attraverso una serie di strumenti utili a riorganizzare i modelli di business, centrando l’attività su obiettivi di sostenibilità ambientale e sicurezza. In elenco, sono riportati gli schemi che disciplinano l’efficienza organizzativa e ambientale dei trasporti e delle catene di fornitura, in cui gli organismi possono chiedere l’accreditamento per il rilascio alle imprese delle corrispondenti certificazioni.
Certificazioni relative al settore della logistica rilasciate da organismi accreditati