L’indagine “Corona Monitor” condotta da Accredia, in collaborazione con l’Istituto Federale tedesco della Ricerca e del Collaudo dei Materiali (BAM) e la Technische Universität di Berlino e l’Istituto Fraunhofer ISI, ha studiato gli effetti della pandemia sulle attività di valutazione della conformità svolte dagli organismi e dai laboratori accreditati in Italia. Ne parliamo con Vincenzo Patti, Presidente di AIOICI (Associazione Italiana Organismi Indipendenti di Certificazione e Ispezione) e ASSOTIC (Federazione nazionale delle associazioni operanti in ambito TIC – Testing, Inspection, Certification), che il 12 gennaio 2021 interverrà in rappresentanza del Comitato di Coordinamento Interassociativo al Convegno “New Normal. In cerca di idee”, organizzato da Accredia come aggiornamento del Dipartimento Certificazione e ispezione.
L’indagine “Corona Monitor”, alla quale avete contribuito, riporta i dati sulla gestione delle attività di valutazione della conformità in questi ultimi difficili dieci mesi. Quali sono secondo lei i punti salienti e i dati più rilevanti?
Le attività di valutazione della conformità comprendono i servizi accreditati di prova, misurazione, test, taratura, ispezione e verifica presso organizzazioni di qualsiasi settore e dimensione, al fine di garantire il soddisfacimento dei requisiti specifici previsti dalla legge. L’indagine “Corona Monitor” ha affrontato il tema dell’impatto della pandemia sullo svolgimento di queste attività, riconosciute come fondamentali per la qualità e la sicurezza di prodotti e servizi. Vorrei sottolineare almeno tre punti.
In primo luogo, l’impatto della pandemia sui clienti dei servizi di valutazione della conformità è piuttosto contenuto. Questo grazie al lavoro di squadra tra l’Ente di Accreditamento e gli organismi e i laboratori, che ha consentito di proteggere i certificati già emessi, la cui scadenza è stata posticipata per salvaguardare l’integrità dell’intero ciclo dell’accreditamento.
Un’altra circostanza che emerge dall’indagine è un nuovo diffuso atteggiamento nei confronti della digitalizzazione. Stiamo vivendo un punto di non ritorno, che invita a cogliere le opportunità che la tecnologia può offrire in ambito TIC, aiutando a raggiungere i clienti superando le barriere geografiche, i problemi logistici e le restrizioni che caratterizzano la nostra vita in questo difficile momento.
Infine, stiamo lavorando con determinazione ed efficienza per ridurre eventuali ritardi dovuti all’impossibilità di svolgere le nostre attività sul campo.
Quali prospettive intravede per il cosiddetto New Normal (o Next Normal) del mondo delle valutazioni della conformità?
La pandemia ci ha insegnato ad essere resilienti. Inevitabilmente cambierà qualcosa. Pensiamo alla modalità di erogazione dei servizi: siamo cresciuti, abbiamo rafforzato la nostra relazione con i clienti e la digitalizzazione è senza dubbio uno strumento a sostegno.
Trattenendo ciò che di buono abbiamo fatto in una situazione tanto complicata e imprevedibile, stiamo riprogettando i nostri servizi, sfruttando la tecnologia per alternare la modalità in presenza a quella da remoto, garantendo la stessa efficacia. Coinvolgeremo i nostri clienti nella scelta della modalità migliore di erogazione dei servizi, chiaramente sempre nel rispetto dei requisiti di accreditamento.
Oggi il mercato riserva una maggiore attenzione a temi che solo un anno fa sembravano molto distanti: l’importanza di assicurare la qualità dei prodotti in ambito sanitario o alimentare, l’attenzione verso la sicurezza delle informazioni o la continuità aziendale, la sostenibilità ambientale. Non possiamo permetterci di restare fermi a prima della pandemia. Penso che la nuova normalità consista nel non dover tornare indietro a tutti i costi, nel fare tesoro di tutto ciò che abbiamo imparato in questi mesi e metterlo a frutto per dare ulteriore beneficio e sollievo al mercato e ai nostri clienti.
Come valuta il rapporto con Accredia e quello tra organismi e clienti, in questa fase di emergenza?
Nei momenti più critici della pandemia, non soltanto nella primavera scorsa, abbiamo lavorato assieme ad Accredia con grande serietà ed efficacia, e in contatto costante. Consapevoli dell’importanza di fare squadra di fronte alle difficoltà, abbiamo messo in campo le nostre migliori professionalità per proteggere il settore Testing Inspection Certification e garantire al mercato qualità e continuità.
Personalmente sono stupito dal grande lavoro che stiamo facendo in Italia – anche in confronto con realtà internazionali con le quali mi relaziono quotidianamente – per garantire un sistema di valutazione della conformità integro ed efficace. Siamo senza dubbio tra i “driver” di questo sistema nel mondo. Gli organismi di valutazione della conformità eseguono misure, verifiche e valutazioni, e rilasciano certificazioni accreditate dei prodotti e dei servizi che presentano i requisiti necessari; Accredia garantisce che questi soggetti lavorino con competenza e imparzialità, secondo i requisiti richiesti per l’accreditamento.
Qual è la sua opinione sulle verifiche da remoto, sia di Accredia sugli organismi, che degli organismi sulle aziende? Cosa sta insegnando, ai soggetti coinvolti, questa esperienza?
La domanda che ci stiamo facendo in questo periodo è quanto, nelle verifiche da remoto, sia determinato dalla situazione contingente e quanto sia già parte del “Business As Usual”. Lo stato di emergenza per il Covid-19 ci ha portati a percorrere più velocemente e convintamente la strada della digitalizzazione.
Abbiamo realizzato uno studio in merito alle verifiche condotte da remoto: a fronte di uno scetticismo iniziale, le aziende hanno risposto in maniera positiva all’introduzione della tecnologia, rilevando l’opportunità di gestire meglio e con maggiore flessibilità i tempi della verifica. L’audit da remoto è certamente un ingrediente essenziale della “nuova normalità”, garantisce continuità, consente di ridurre i costi e di ottimizzare tempi e spostamenti, contribuendo ad una maggiore sostenibilità ambientale. Si può certamente stimare, per il futuro, una crescita delle attività di verifica eseguite da remoto. Non potranno sostituire del tutto quelle in presenza, ma potranno risolvere casi specifici, a vantaggio sia delle organizzazioni che degli organismi di valutazione della conformità.
Alcuni organismi hanno calcolato che in Italia, da una media del 25% di marzo, si è passati al 60% delle attività svolte da remoto già ad aprile e maggio. Negli ultimi sei mesi dell’anno la media è stata del 40%, valore che credo si consoliderà nel breve termine. In questi mesi abbiamo formato il nostro personale affinché sia competente in materia di nuove tecnologie e riteniamo di poter garantire la giusta preparazione e un livello adeguato di digitalizzazione, oltreché la perseveranza necessaria a proseguire in questa direzione.
Un suo commento sul rapporto con il Comitato di Coordinamento Interassociativo che lei rappresenterà il prossimo 12 gennaio al Convegno di aggiornamento del Dipartimento Certificazione e Ispezione di Accredia “The New Normal. In cerca di idee”.
Il Comitato di Coordinamento Interassociativo, in sigla CCI, riunisce gli organismi di valutazione della conformità in modo strutturato, agile e convincente. Si compone dei rappresentanti delle Associazioni che probabilmente meglio rappresentano il mondo Testing Inspection Certification (AIOICI, AIZS, ALA, ALPI, ASCOTECO, CISQ, CONFORMA, UNOA).
Queste Associazioni raggruppano i laboratori di prova e taratura, e gli organismi di certificazione e ispezione con un peso di rappresentanza che oscilla tra l’80% e l’85% dei servizi accreditati. ASSOTIC è la Federazione che attualmente unisce quattro delle otto Associazioni del CCI (AIOICI, ALA , ALPI, UNOA). Il CCI è una macchina davvero imponente, resa snella dal contributo e dalla professionalità dei membri che rappresentano le Associazioni, che condividono valori e strategie, a vantaggio del mondo TIC.
Chiudo con l’auspicio di rafforzare sempre più il legame tra le Associazioni, in modo da aumentare ulteriormente la sinergia, con uguale passione e spirito collaborativo.