Spendere presto e bene i circa 200 miliardi del Next Generation EU: è la sfida decisiva a cui è chiamata la Pubblica Amministrazione per la ripresa e resilienza italiana dopo Covid-19, che incarna anche le aspettative dei cittadini sull’utilizzo delle risorse.
Per vincerla occorrono strumenti subito pronti e funzionanti, in grado di garantire la mobilitazione tempestiva delle risorse, visto l’obiettivo di rendere operative entro il 2026 le opere e le infrastrutture in cantiere, senza tuttavia allentare nel rispetto delle norme e dei controlli.
Qui è il valore economico e sociale delle attività svolte dai circa 2.000 organismi e laboratori accreditati da Accredia: fornire, tramite le attività di certificazione, ispezione, prova e taratura accreditate, una soluzione pronta all’uso per massimizzare l’impatto su Pil, imprese e comunità delle risorse europee, senza derogare a regole e controlli.
Uno strumento al servizio della PA che risponde alle esigenze dei consumatori, come rileva il nuovo studio dell’Osservatorio Accredia realizzato con Censis “La certificazione accreditata al servizio dei Recovery Plan”, che mette a fuoco le aspettative degli italiani sui fondi NGEU e i benefici economici e per la collettività derivanti da un più ampio ricorso alle attività accreditate.
Cosa pensano gli italiani dei fondi NGEU?
Per il 56,4% degli italiani le risorse NGEU vanno spese velocemente, ma con meccanismi affidabili di verifica del rispetto di norme e regole, per il 30,4% con un controllo ferreo da parte dello Stato, anche a costo di rallentamenti e solo per il 6,5% allentando i controlli pur di velocizzare le cose. Gli italiani dicono no alla velocità in cambio di deroghe a norme e verifiche.
Infatti, il 75,5% teme che la pressione a spendere rapidamente le risorse NGEU faccia abbassare la guardia sui controlli, ad esempio in materia di corruzione, illegalità, tutela ambientale. D’altronde, le passate esperienze di utilizzo dei fondi europei costituiscono un campanello di allarme, visto che al 2020 dei 72,4 miliardi di euro che l’Europa ha destinato al nostro Paese nel periodo 2014-2020, ne sono stati spesi il 50,8% (36,8 miliardi di euro), dato inferiore alla media UE (55,8%) e distante da paesi omologhi quali Francia (66,1%) e Germania (61,9%).
Se la gestione del NGEU diventa il banco di prova per dimostrare di aver imparato dalle esperienze passate, il ricorso alle certificazioni, ispezioni, prove e tarature accreditate è il mezzo per riuscirci.
Amplificare i fondi grazie alla certificazione accreditata
I servizi accreditati di certificazione, ispezione, prova e taratura amplificano l’impatto economico dei fondi NGEU, generando un di più di incremento del Pil. Infatti, ipotizzando che al 2023 sia fissato come obiettivo quello di arrivare a 150 mila imprese certificate sotto accreditamento (+60 mila rispetto alle attuali) la quota parte della crescita del Pil prevista nello stesso periodo ascrivibile a tale stock sarebbe pari al 28%, vale a dire un contributo aggiuntivo al Pil pari a 30 miliardi di euro.
Sarebbero amplificati anche i benefici sociali annui, che avrebbero un valore di 2,2 miliardi di euro: nello specifico, circa 920 milioni di euro per ambiente ed energia, circa 520 milioni di euro per la sicurezza sul lavoro, circa 740 milioni di euro per la sicurezza alimentare. Più imprese certificate vuol dire più Pil e più benefici sociali: ecco perché è auspicabile che ai fondi NGEU siano applicati criteri di accesso che stimolano il ricorso alla certificazione accreditata.
In definitiva, visti i risultati che i servizi accreditati garantiscono a chi si certifica e alla collettività, sarebbe razionale a questo stadio rendere l’espansione del numero di imprese che vi fanno ricorso a sua volta un obiettivo politico, da perseguire intenzionalmente.
Le dodici buone ragioni per ricorrere all’accreditamento
Ci sono dodici buone ragioni che rendono utile per l’economia e la società italiana ampliare il ricorso alle certificazioni, ispezioni, prove e tarature accreditate, per sostenere l’implementazione delle attività afferenti al Next Generation EU.
L’accreditamento: