L’”Annuario dei dati ambientali” realizzato dall’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in collaborazione con le Agenzie regionali nell’ambito del Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente (SNPA) si occupa da anni del monitoraggio dello stato di salute del Paese. Risponde alla crescente domanda di informazione ambientale, soprattutto nel contesto normativo europeo e nazionale che si è delineato negli ultimi anni. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, il Green Deal europeo, la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile sono alcuni degli ambiti nei quali l’informazione ambientale gioca un ruolo centrale per misurare le traiettorie di avvicinamento agli obiettivi fissati dalle politiche.
Nell’Annuario ISPRA sono registrati anche i dati della certificazione ambientali, identificate come strumenti di tutela e prevenzione. In particolare, contiene le informazioni delle organizzazioni certificate dagli organismi accreditati, con un sistema di gestione ambientale conforme alla norma UNI EN ISO 14001. La certificazione accreditata, tra gli strumenti a disposizione delle imprese, alimenta la consapevolezza sull’impatto ambientale delle attività produttive, identificandole in un quadro organizzativo e mitigandone l’effetto.
Quest’anno la banca dati costituisce anche la base informativa dello studio “Transizione Ecologica Aperta: dove va l’ambiente italiano?” che fotografa e interpreta lo stato dell’arte della “transizione ecologica” nel paese. Lo studio su un futuro più verde, delineato dalla pubblicazione, parte dall’analisi del percorso fatto fino a oggi e richiede una grande capacità interpretativa dei dati a disposizione. Nel corso degli ultimi settant’anni le condizioni di vita sono enormemente migliorate ma a un prezzo talvolta molto alto per gli equilibri ambientali che hanno subito un effetto antropico “di sistema” su più domini (energia, agricoltura, trasporti, industria, rifiuti).
L’andamento delle emissioni di CO2 pro capite a partire dal 2000 è decrescente in tutti i principali Paesi europei. Rispetto a una variazione percentuale media nel periodo 2000-2019 del -21%, l’Italia mostra un andamento migliore e pari a -27%.
Negli ultimi trent’anni le emissioni di gas serra prodotte dall’Italia si sono infatti ridotte di oltre un quarto rispetto al 1990. Secondo lo studio di ISPRA la riduzione delle emissioni è avvenuta soprattutto grazie ai grandi utilizzatori, che dispongono delle risorse necessarie per investire in nuove tecnologie più efficienti. La necessità di politiche economiche che aiutino le PMI a ridurre il loro impatto sull’ambiente è parte di una strategia che porterà l’Italia (e l’Unione Europea) a raggiungere l’obiettivo di dimezzare le emissioni rispetto al 1990 entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050.
Complessivamente in Italia le emissioni totali di gas serra nel periodo 2008-2020 sono diminuite del 35%, ma emergono con forza differenze significative. Settori come i trasporti e fornitura di energia elettrica riducono di meno le emissioni nel periodo considerato rispetto, ad esempio, all’industria manifatturiera che, nel 2020, ha sostanzialmente dimezzato i gas serra prodotti rispetto al 2008.
Tuttavia l’industria manifatturiera italiana ha una dimensione di tale rilevanza nel panorama mondiale ed europeo che il suo impatto ambientale, in termini assoluti, rimane rilevante. È noto infatti che il valore aggiunto delle nostre imprese sia, in Europa, secondo solo a quelle tedesche. Questa posizione si accompagna alla responsabilità di mitigare l’impatto ambientale delle produzioni. Lo sviluppo tecnologico, scelta obbligata per via delle caratteristiche economiche tipiche di un paese avanzato e collocato a monte delle filiere, ha contribuito in questi anni a ridurre le emissioni prodotte. Questo traguardo è stato reso possibile anche dalla riduzione dei consumi di energia, a seguito di politiche di efficientamento energetico e di una struttura dei consumi passata dal prevalente uso di carbone e petrolio, alla sempre più diffusa utilizzazione di metano e fonti rinnovabili.
Tra gli strumenti a disposizione delle imprese, la certificazione dei sistemi di gestione ambientale rappresenta una leva, anche di competitività, che contribuisce a mitigare l’impronta ambientale. La consapevolezza delle imprese è centrale e, in un certo senso, propedeutica per impostare azioni che incentivino la sostenibilità delle produzioni.
Le banche dati Accredia mostrano (fine novembre 2021, ultimo dato disponibile) 29mila siti aziendali con un sistema di gestione ambientale certificato sotto accreditamento per la UNI EN ISO 14001. Negli anni questo numero è cresciuto costantemente dimostrando l’efficacia di questo strumento nel ridurre l’impatto ambientale delle imprese, oltre che la sua profittabilità.
La quota di siti certificati UNI EN ISO 14001 sul totale dei siti certificati per i sistemi di gestione al 19% e in crescita rispetto al 2020 di 2 punti percentuali, è una ulteriore indicazione della crescente sensibilità green delle imprese certificate.
Per quanto riguarda i settori che hanno fatto maggior ricorso ai sistemi di gestione ambientale (rispetto agli altri schemi dei sistemi di gestione) è significativa la quota, superiore al 90%, nel settore “rifornimento di energia elettrica”. È inoltre interessante notare che molti dei settori relativamente più orientati sui sistemi di gestione ambientale appartengano alle sezioni ATECO D (fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata) ed E (fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento).
L’adozione di un sistema di gestione ha sempre come obiettivo l’attuazione di azioni che consentano all’organizzazione di tenere sotto controllo i propri processi. Un’organizzazione certificata UNI EN ISO 14001 da un organismo accreditato dimostra al mercato di prestare particolare attenzione ai propri impatti ambientali e l’impegno a minimizzarli. In questo senso il sistema di gestione rappresenta anche uno strumento di politica industriale che migliora la reputazione e l’efficienza delle imprese. Tra le diverse opzioni a disposizione del regolatore, la certificazione accreditata, già accolta dalle imprese italiane (le più certificate in Europa in base ai dati ISO 2020, rappresenta dunque una delle possibili soluzioni per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti a livello europeo.