Si è da poco celebrato il World Accreditation Day, la giornata mondiale dell’accreditamento promossa da IAF (International Accreditation Forum) e ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation) i network internazionali degli Enti di accreditamento. Il focus del WAD 2022 è stato il ruolo dell’accreditamento per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030, in particolare quelli che riguardano la sostenibilità ambientale e lo sviluppo innovativo di imprese infrastrutture.
E quest’anno, per la prima volta, a lanciare le celebrazioni è stato un italiano, Emanuele Riva, Presidente di IAF e già Vice Direttore e Direttore del Dipartimento Certificazione e Ispezione di Accredia. Con l’occasione, Riva ha offerto un punto di vista privilegiato sulle questioni più attuali del mondo dell’accreditamento e sui servizi accreditati che aiutano a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, con uno sguardo attento anche alle crisi internazionali della pandemia da Covid-19 e della guerra Russia-Ucraina.
Neanche il tempo di insediarsi alla Presidenza IAF e ti sei subito trovato a dover gestire una crisi internazionale, anche sul fronte dell’accreditamento, con l’invasione della Russia in Ucraina e il suo impatto sul mondo della valutazione di conformità…
Il problema principale sta nel fatto che IAF, l’organizzazione che presiedo in questo momento, ha sede in America. Questo fa sì che IAF e tutti i suoi membri devono rispettare le sanzioni americane, a prescindere se queste siano adottate dentro o fuori dagli USA. Si è discusso molto a livello internazionale sul tema, perché IAF nel suo Statuto ha un principio di neutralità che, però, non può essere rispettato in toto, visto che deve comunque essere rispettato anche il diritto americano.
L’infrastruttura europea di accreditamento EA ha portato quindi all’attenzione della Commissione UE un documento, pubblicato anche sul sito IAF, in cui si invitano tutti gli Enti accreditamento europei a rispettare le regole stabilite dal diritto internazionale in Europa e quindi a rispettare le sanzioni europee quando erogano i servizi di valutazione della conformità.
Questo vale anche per un soggetto come Accredia che in Italia deve rispettare sia le sanzioni americane, perché è membro di IAF, sia le sanzioni europee in quanto associata a EA. Quindi non sarà possibile per nessuna azienda, che è sotto sanzione americana o sotto sanzione europea, essere accreditata oppure essere certificata sotto accreditamento. Si è aperto poi un altro dibattito per verificare quale sia la legge applicabile a un’azienda certificata: il diritto di questa azienda o il diritto dell’organismo di certificazione o il diritto del network internazionale? Insomma, una discussione che ancora oggi non ha portato alcuna risposta.
Tornando sul piano nazionale, quali indicazioni possiamo fornire agli operatori del mercato? Cosa devono tener presente i soggetti accreditati?
Gli organismi e i laboratori accreditati non potranno offrire nessun servizio accreditato o non accreditato a soggetti che siano sanzionati dall’America o dall’Europa. Inoltre, un’azienda certificata che finisse sotto sanzione, perderebbe qualsiasi tipo di contratto con un organismo accreditato da Accredia. E’ importante distinguere e fare chiarezza, specificando che non è possibile avere relazioni con soggetti sanzionati in maniera né diretta né indiretta.
Passando da un’emergenza all’altra, arriviamo al Covid. Come lo si sta affrontando a livello internazionale, dal punto di vista delle scelte politiche?
Innanzitutto abbiamo imparato che è importante avere una capacità di reazione a queste emergenze. Quindi, dal punto di vista sistemico, IAF ha stabilito una nuova task force per la gestione delle emergenze che è composta da tutti i Chair, ovvero i presidenti dei principali Comitati IAF. Questo permetterà in tempi brevi di dare risposte operative a tutto il settore, grazie anche alla creazione di un sito di FAQ, che potranno aiutare i vari membri nella gestione delle emergenze.
Entrando comunque nel merito del discorso Covid, ISO sta avviando i lavori di una nuova norma, la ISO 17012 sugli audit in remoto. Questa iniziativa è stata contrastata molto da IAF per due motivi principali: uno perché è limitata soltanto ai sistemi di gestione, due perché c’è il rischio di sovrapposizione con altri documenti già esistenti. Per questo, la scelta migliore per IAF sarebbe stata quella di creare un documento come un allegato, un’estensione o una correzione della ISO 19011.
Concentriamoci sul capitolo delle banche dati. In Italia, come Accredia, stipuliamo continuamente convenzioni trasferendo importanti informazioni sulle certificazioni e sugli accreditamenti in vari settori. Anche IAF ha un progetto ben preciso di banca dati delle certificazioni. Come procede?
Sì, anche in IAF esiste già un database, IAF CertSearch, anche se non è “popolato” in maniera massiva. Oggi infatti solo il 30% delle certificazioni mondiali è presente in maniera volontaria in questo database. L’obiettivo è arrivare almeno al 90%. Come? Per esempio, si sta provando a rendere obbligatoria la fornitura dei dati da parte degli organismi di certificazione accreditati dagli Enti membri di IAF. Del resto i benefici saranno innegabili: ci saranno report statistici gratuiti disponibili a tutti i soggetti membri di IAF e sarà anche gratuita la verifica dei certificati da parte dei soggetti delle Autorità di controllo, dagli scheme owner ai vari regulator.
Restano comunque diverse resistenze alla condivisione obbligatoria dei dati. Per limitare i rischi però, a differenza di quanto accade per Accredia, i dati non sono consultabili in maniera estesa. Non è possibile, per esempio, interrogare un database per verificare tutte le certificazioni in vari ambiti, in un certo Stato, in una certa Regione. Un altro strumento che si sta studiando è quello che permetterà ai dati di essere depositati ma di rimanere presso l’organismo di certificazione. Perciò, se l’interrogazione arriva sul sito IAF, non è IAF che ha i dati su server, ma manderà la query al database di certificazione che risponderà in maniera simultanea. Così verrà garantita tutta la security delle informazioni.
Il World Accreditation Day 2022 è focalizzato sul tema della sostenibilità. Le iniziative a livello nazionale e internazionale sono tante. Cosa si potrebbe fare di più sotto il profilo dell’Infrastruttura per la Qualità, per contribuire poi efficacemente alla sua realizzazione?
Vorrei parlarvi di due iniziative, una IAF e una ISO. IAF, in sede di Comitato esecutivo ha creato un nuovo gruppo di lavoro strategico per la sostenibilità in cui sono coinvolti sia i full member sia i membri non permanenti come WWF, ONU, ISO e altri. Perché un conto è parlare di parità di genere, un conto è parlare di finanza sostenibile o ambiente. L’obiettivo di questo gruppo è capire quello che serve e che bisogna fare. ISO sta facendo una cosa simile, con un gruppo di lavoro creato proprio sulla sostenibilità. Temi questi che dovrebbero vederci coinvolti in maniera importante, visto che le certificazioni accreditate se ne occupano da sempre. In realtà non abbiamo ancora la visibilità che meritiamo da parte delle Istituzioni.
Non dimentichiamo poi che in Europa stanno arrivando due provvedimenti molto importanti: la Corporate Sustainability Reporting Directive e la Direttiva sulla sostenibilità della due diligence. Sono due tematiche, appunto, che coinvolgono gli indicatori ESG (Environmental, Social and Governance) e che prevedono le attività di accreditamento come uno strumento di aiuto.
Dietro alle dichiarazioni di sostenibilità, infatti, si cela un grande problema che è all’esame delle Istituzioni e all’attenzione del nostro mondo, quello del green washing. Avere gli strumenti per poter verificare le dichiarazioni che le imprese saranno chiamate a fare, potrà aiutare la prevenzione nei confronti di questa pratica che ogni tanto emerge dal mondo dell’impresa. Misure che anche in ambito nazionale abbiamo preso, collaborando insieme a UNI per lo sviluppo di una prassi di riferimento, la PdR 102, che mira appunto alla verifica dei claim per valutare se effettivamente queste asserzioni abbiano dietro una credibilità, un’obiettività o un oggettività. Uno strumento, insomma, mirato a evitare il green washing”.