Frutto della collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) e l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE), l’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, è giunto alla sua venticinquesima edizione.
Nell’Annuario, che è considerato il principale strumento di informazione e analisi sul posizionamento competitivo del sistema produttivo italiano nel contesto dell’economia globale, entrano per la prima volta i dati delle aziende con un sistema di gestione certificato sotto accreditamento Accredia.
Un nuovo strumento di analisi
Le attività e le performance delle imprese esportatrici certificate contribuiscono all’importante obiettivo di Istat e ICE, di fornire al Paese il quadro aggiornato sulla struttura e la dinamica dell’interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri, nonché sulla struttura e le attività realizzate dai principali attori presenti sul territorio nazionale: operatori, imprese esportatrici e importatrici, multinazionali a controllo nazionale ed estero.
La certificazione accreditata dei sistemi di gestione è stata scelta come indicatore, perché può oggettivamente rappresentare uno strumento di monitoraggio della funzionalità di tutte le fasi di produzione. Infatti, i sistemi di gestione descrivono le procedure che un’impresa deve seguire per garantire una qualità costante dei propri prodotti e servizi, facilitando la partecipazione delle imprese, in qualità di fornitori, a catene produttive dislocate su più Paesi.
Tra le 1.000 tavole statistiche e grafici dell’Annuario, nel capitolo “Attività internazionali delle imprese”, sono dunque incluse le rilevazioni delle imprese esportatici certificate, dal numero di addetti alla propensione all’export, dalla segmentazione per attività economica alla ripartizione geografica sul territorio nazionale.
Le imprese esportatrici certificate
I dati al 31 dicembre 2021 registrano 20.298 imprese esportatrici in possesso di un sistema di gestione certificato sotto accreditamento (il 16,9% del totale delle imprese esportatrici, 120.319), per un valore delle esportazioni di merci pari a 259,5 miliardi di euro (il 54,5% del totale). Nel 2020 la quota di export riconducibile alle imprese certificate era pari al 52,3% nel 2020 e nel 2019 era del 54,1%.
Lo studio mostra che la diffusione della certificazione accreditata dei sistemi di gestione cresce all’aumentare della dimensione aziendale, espressa in termini di addetti: è, dunque, meno diffusa tra le piccole imprese (solo il 4,0% delle imprese esportatrici fino a 9 addetti e il 20,3% di quelle con 10-19 addetti), meno coinvolte nelle catene del valore. È invece elevata per le grandi imprese (il 60% delle imprese esportatrici con 250-499 addetti e il 62,7% di quelle con almeno 500 addetti) che esportano in misura maggiore: le imprese certificate con almeno 500 addetti spiegano oltre il 66% dell’export della classe dimensionale, quelle con 250-499 addetti il 53,2% e le imprese certificate con 100-249 addetti, il 62,2%.
I settori e la propensione all’export
Nel 2021, il 73,4% delle imprese esportatrici con certificazione accreditata (14.902) opera nel comparto manifatturiero, dove la qualità e la sicurezza nelle diverse fasi di produzione sono più rilevanti. Le imprese manifatturiere certificate esportano merci per un valore pari al 61,8% del totale dell’export realizzato dalle imprese del comparto e al 49,2% delle esportazioni nazionali.
Sempre con riguardo alla manifattura, la propensione all’export è maggiore per le imprese certificate (42,9%) rispetto a quelle non certificate (41,7%); le prime, inoltre, esportano in un numero maggiore di Paesi rispetto alle seconde, con divari più ampi nelle imprese di minore dimensione (fino a 49 addetti). In termini di performance, le imprese certificate sono più produttive (Figura 8), anche in questo caso con divari significativi per le imprese più piccole e decrescenti all’aumentare della dimensione aziendale; solo per le grandi imprese (con almeno 250 addetti), la produttività di quelle certificate è inferiore alla produttività delle non certificate (105 mila euro contro 107.200 euro).